In piena era Covid un aspetto piuttosto particolare è quello della ''clausura'' obbligata che ha colpito molti giovani, oltre che l'intera popolazione, a livello di rarefazione dei contatti fra coetanei, delle manifestazioni sportive e anche delle semplici, per fare un concreto esempio, partite a calcetto o delle pizzate serali.
A sostenere i rapporti fra gruppi e singoli hanno provveduto le moderne tecnologie, che hanno consentito (oltre allo svolgimento della didattica) il mantenimento di rapporti fra giovani amici e permesso di continuare anche quelle sfide sportive venute meno, sostituite da quelle naturalmente virtuali.
Incontri, partite e sfide che avvenivano già prima (spesso tra i rimproveri dei genitori se il tempo dedicato alle piattaforme era eccessivo) e che in questa stagione drammatica sono state ripensate nella loro valutazione , e da ''fattori distraenti'' nei confronti degli studi e dei rapporti umani diretti, hanno in qualche caso aiutato i giovani a sentirsi meno isolati, e comunque sempre dentro un gruppo in grado di interagire in qualche modo, una volta entrati in questa fase veramente pesante per tutti.
Non è questa la sede per discutere sugli effetti dell'uso esagerato di queste piattaforme, che naturalmente sono molto studiate, molto osservate e con casi particolari già resi evidenti: come ogni cosa delle nostre vite spinta all'eccesso, ci sono conseguenze ed è il caso dei giovani che non fanno praticamente altro che ''vivere'' on line: hanno ricevuto un nome orientale, dopo la loro ''scoperta'' avvenuta nel lontano Giappone; sono infatti gli ''hikikomori'', giovani che, per usare una delle molte definizioni sul caso, ''...dicono no alla vita vera''.
Questa lunga premessa solo per raccontare di quando i primissimi giochi elettronici arrivarono dalle nostre parti: ovviamente non si parla di una disponibilità casalinga, che era ancora molto rara e con ben poca scelta; ma ci furono i primissimi bar che accoglievano al loro interno le prime ''cabine'' con i videogame nell'inverno fra il 1977 ed il 1978.
Queste ''scatole'' ospitavano i primi videogiochi e catturavano la nostra fantasia più o meno con gli stessi schemi mentali che oggi agiscono sull'attuale generazione di adolescenti...i miei amici ed io all'epoca partivamo da Fossamastra, la sera, per raggiungere in via Prione il bar Pagni, che oggi non esiste più.
I suoi gestori avevano raccolto la sfida di questa nuova tecnologia, e si erano dotati di uno di questi nuovi videogame: si trattava esattamente ''Space Invaders''; con una moneta da 100 lire avevamo la sensazione di essere un pilota di ''Guerre stellari'', che dal 1977 era uno dei filoni cinematografici più amati dai ragazzi, e non solo.
Così, ci spostavamo con i nostri scooter, appena acquistati in quella estate in cui cresceva l'autonomia e la nostra indipendenza: gli avventori più datati di quel bar (gente che magari aveva, allora, meno anni di quelli che oggi abbiamo noi!) ci guardavano un po' di traverso e, da bravi spezzini, mugugnavano sulla nostra scelta di passare delle mezz'ore davanti a quelle scatole tecnologiche: e fra questi, uno in particolare (che peraltro aveva anche lui un maggior piacere a stare davanti ''ai goti'', che a fare altro) che ci veniva un po' a prendere in giro, mentre giocavamo, invitandoci a mollare la consolle per andare a caccia di ragazze; cosa che ovviamente ci interessava: ma questa nuova tecnologia ci attirava immensamente.
Dopo un po' di tempo arrivò anche il mitico Pac Man, che ci consumò tascate di pezzi da 100 lire, ma soprattutto uno di noi acquistò il gioco ''Pong'', che era praticamente una ''partita di tennis'' da fare direttamente dentro la TV di casa, purchè collegata al dispositivo in grado di ''creare'' il gioco.
Ricordo una serata passata a fare un infinito torneo davanti alla TV e, data la nostra progressiva, crescente competenza, ogni match durava molto a lungo...quando oggi vedo la attuale tecnologia che rende veramente complicato distinguere la realtà dal virtuale (ci sono ad esempio dei simulatori di circuiti automobilistici, con auto di Formula 1 che si comportano come vere vetture da corsa, e si fatica a distinguerle da quelle reali) ripenso al bar Pagni, alle nostre corse in scooter verso la nuova frontiera che al tempo era rappresentata dai primissimi videogame, e in fondo comprendo il fascino che cattura le nuove generazioni che oggi sono certamente alle prese con prodotti estremamente più sviluppati e competitivi: spero naturalmente che i giovani non si dimentichino comunque (e qui assumo i panni dell'antico brontolone del bar Pagni) che esiste una vita reale, una vita vera.