È stato presentato questa mattina, alla stampa, il 'Libro giallo' del Biodigestore Saliceti, un documento che in 30 pagine condensa i rischi legati alla realizzazione dell'opera.
"Il progetto di un biodigestore in provincia doveva essere accompagnato da un 'libro bianco' sui benefici per l’ambiente, sul miglioramento del servizio, sui vantaggi per la popolazione, sul risparmio di risorse, ma questo white paper non vedrà mai la luce per le tante ombre che circondano l’impianto. Per questo motivo abbiamo cercato di studiare il progetto, interpretando anche le irrituali azioni dei suoi partigiani. Questa analisi è diventata, giorno dopo giorno, un giallo per le sue concatenazioni, per le sue anomalie e per il ruolo giocato dalle Istituzioni", si legge nel documento.
Frutto di una attenta e dettagliata ricerca, il 'Libro giallo' è stato presentato dalla vice presidente di Italia Nostra Serena Spinato e da Gianfranco Damiano, architetto autore del testo.
"Il lavoro che presentiamo è chiara analisi dei grandi fattori di rischio. Vogliamo che tutti, sindaci per primi, siano consapevoli di quello che potrebbe succedere costruendo lì un Biodigestore di quelle dimensioni, sapendo per prima cosa che quell'opera non è funzionale tanto alla nostra provincia quanto all'area del genovesato e del Tigullio. Perchè dobbiamo essere noi a correre rischi così alti se poi i benefici maggiori non saranno per i cittadini spezzini?".
I fattori di rischio, secondo Damiani e le associazioni che hanno contribuito alla realizzazione del documento, non sono trascurabili: "La collocazione del polo di trasformazione dei rifiuti a meno di 75 metri dalla
sponda sinistra del fiume Magra è già un elemento significativo che genera perplessità. Siamo in prossimità della confluenza con il fiume Vara e in immediato confine con il comune di S.Stefano di Magra. Siamo al limite con il Parco di Montemarcello, Magra e Vara e soprattutto insiste sulla falda che alimenta gli acquedotti che forniscono acqua a 150mila persone. Sappiamo che i disastri purtroppo capitano e che ben il 61% di questi è dovuto a incidenti non prevedibili, ma se dovesse capitare a Saliceti 150mila persone resterebbero senza acqua: già questo dovrebbe far capire come quel sito non sia idoneo".
Quindi i dubbi avanzati dalle associazioni (Cittadinanzattiva; Comitato Acqua Bene Comune; Comitato No Biodigestore Saliceti; Italia Nostra; Legambiente; Sarzana che Botta)che da anni si battono contro il Biodigestore e presentati oggi da Italia Nostra dovrebbero essere decisivi: "Ci sono tanti punti di grande incertezza e i Sindaci dovrebbero fare qualcosa".
Conclude Spinato: "L'ultima considerazione che voglio sottolineare è quella che riguarda il conflitto legale, tuttora in corso, per cui ACAM che nel 2016 emette il bando per costruire a Boscalino, due anni dopo vince (come ACAM/IREN) lo stesso bando da lei emesso, spostando però il sito a Saliceti aumentando la tariffe da 89 a 111 euro a tonn. Quindi una questione ancora da chiarire, come altre che riguardano il futuro dell'opera".
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