Sfere bianche di dimensioni molto piccole si incominciano a vedere in grande quantità nella strada sterrata in salita che porta verso l'ingresso del vecchio Forte dei Pianelloni, un'area maestosa di circa 1.500 metri quadrati. Di fronte a un pezzo di storia, simbolo della difesa dalle flotte navali dai colli lericini, una porta arrugginita spalancata che permette un facile ingresso all'interno della batteria non più in uso dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Subito si intravedono cumuli di pallini bianchi, quelli utilizzati dagli appassionati di softair: un gioco di guerra simulata che utilizza pistole, fucili e munizioni finte, elaborato con le più funzionali strategie per colpire gli avversari della propria squadra di appartenenza.
Il luogo, che senza dubbio attira amatori per la sua composizione, è tra i più scelti per organizzare partite, ma le munizioni di plastica, fumogeni e molto altro, utilizzati nel lungo periodo hanno contribuito di molto ad inquinare il sito, poiché si intravedono delle vere e proprie "macchie" bianche causate dai cumuli dei proiettili sparati dalle squadre per colpirsi. Sono presenti in lungo e in largo, in diverse quantità, ma comunque sparsi sia al di fuori della struttura, nell'area verde che la circonda e anche nei sotterranei, ovvero una parte del sito che presenta molti spazi per nascondersi e quindi essere più competitivi nelle partite.
Le posizioni in cui c'è stata più battaglia di colpi si possono intuire dalla concentrazione di pallini bianchi: sotto le fessure del plesso e in diversi luoghi strategici dove è più complicato essere colpiti. Insomma per tutto il Forte dei Pianelloni è possibile vedere l'inquinamento causato da questo gioco di guerra simulata, ma non è l'unica causa di incuria che la riguarda. Non mancano all'appello rifiuti di ogni tipo non riciclabili: dalle lavatrici, ai materassi (spesso ritrovati bruciati), dalle lattine di bibite, cibo in scatola e spazzatura di vario tipo che causa un vero e proprio inquinamento ambientale, oltre a residui di falò, che testimoniano la frequentazione del luogo da persone che necessitano di scaldarsi o di cucinare del cibo, i cui contenitori vengono sparsi nel verde. La crescita di arbusti e piante in tutta la struttura ha provocato gravi danni ai sistemi originali di impermeabilizzazione con il risultato di ristagni d’acqua nei locali e infiltrazioni dai soffitti.
A fronte di tale scenario noi di Gazzetta della Spezia & Provincia abbiamo contattato l'amministrazione lericina. Infatti il sindaco Leonardo Paoletti dichiara: "Attualmente il Forte non è di proprietà del comune di Lerici ma dell'Agenzia del Demanio- e prosegue sull'ordine dei lavori- al momento il progetto di valorizzazione è all'esame dell'Agenzia e prevede la riqualificazione e la ridestinazione dell'immobile: passerà in proprietà al comune e il processo per l'acquisizione è in mano all'architetto Marmori". Poi aggiunge: "Da progetto il Forte diventerà un ostello con 50 posti letto e l'obiettivo è riuscire a chiudere la procedura nel più breve tempo possibile- e conclude- la struttura è in buono stato di conservazione".
La storia del Forte dei Pianelloni o meglio della Batteria Pianelloni inizia nel 1883 come parte delle fortificazioni poste a difesa della città e del Golfo in particolare nello specchio d’acqua tra Lerici e la Batteria Garibaldi. Sono ancora visibili le quattro postazioni binate separate da edifici all’interno dei quali venivano fatti transitare i colpi dalla parte più bassa della fortezza. Al piano terra è possibile ritrovare l’incavo dove erano posti i binari per i carrelli tipo Decauville che aiutavano i soldati al trasporto di munizioni e della polvere da sparo. Il Forte è stato poi definitivamente abbandonato dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
Ecco il servizio fotografico realizzato dagli inviati di Gazzetta della Spezia & Provincia sulle attuali condizioni del Forte dei Pianelloni.