Guardando al 2025, servirebbero nel polo militare spezzino 1000 nuove assunzioni. A dare il numero è, durante l'audizione in III Commissione Consiliare, l'Ammiraglio Giorgio Lazio, Comandante del Comando Marittimo Nord.
Attualmente nell'Arsenale spezzino ci sono circa 2000 dipendenti civili, che salgono a 2600 considerando il polo compreso tra Genova e Livorno.
Numeri che sono nettamente inferiori rispetto a quelli di qualche anno fa, a causa dei pensionamenti e del blocco del turn over. E le prospettive per i prossimi anni non sono buone, perché si prevedono altri pensionamenti. Le assunzioni in programma, quindi, non sono, almeno considerando quello che è al momento nero su bianco, in grado di dare una piena risposta alle esigenze della Marina.
“Il 10 agosto 2018 – spiega l'Ammiraglio – è stato varato il piano triennale del fabbisogno delle assunzioni, che le fissa a 1100 unità in tutta Italia, considerando sia i profili tecnici che quelli amministrativi. A questo piano ordinario se ne è poi aggiunto uno straordinario, inserito nella legge di bilancio, che prevede negli Arsenali italiani ulteriori 294 assunzioni di personale non dirigenziale”.
Il totale fa circa 1400 persone in tutta Italia, quando solo nello spezzino ne servirebbero almeno un migliaio.
L'Ammiraglio, però, tranquillizza: “Se nel 2025 la situazione non si sarà sbloccata e si resterà sotto l'organico necessario, l'Arsenale non sarà comunque dismesso, ma cambierà il paradigma gestionale”.
Questo, in pratica, potrebbe significare esternalizzazioni.
Le assunzioni sarebbero necessarie anche in previsione del rilancio del'Arsenale spezzino, auspicata conseguenza della realizzazione del Piano Brin, un piano di cui si parla da decenni, ma che ora sembra stia davvero accelerando il proprio iter. A chi chiede se, proprio alla luce dei tanti anni intercorsi da quando è stato stilato, il piano sia ancora attuale, Lazio risponde senza alcun dubbio: “Il Piano Brin è ancora attuale, in relazione con il piano industriale integrato 2020-2025, perchè si propone di razionalizzare la presenza dell'Arsenale. Il Piano integrato, infatti, che è una sorta di programma complessivo della Marina, fa propria l'esigenza di razionalizzazione che è alla base del Piano Brin”.
Questo porterà la Marina a liberare alcune aree, ma l'Ammiraglio sottolinea un aspetto particolare: “Si libereranno aree all'interno della base navale, ma il piano industrale chiarisce che quelle aree servono comunque alla Marina, perchè sono aree che aspettiamo da tanto tempo e che non sono al momento utilizzate perché non ci sono i fondi per renderle fruibili. Questo, però, al contempo, ci permetterà di liberare aree più periferiche, che potranno tornare alla città, come ad esempio Scorcetoli o il deposito di Vallegrande. Noi, infatti, dovremmo spostare tutto ciò che è spostabile all'interno della base navale”.
L'Ammiraglio Lazio tocca anche un altro argomento che torna spesso d'attualità, ovvero le bonifiche.
“Voglio sottolineare che il piano di bonifica è in atto da tanto tempo, utilizzando tutti i fondi disponibili. Ciò che non è stato ancora bonificato non è pericoloso nell'immediato, su questo voglio tranquillizzare tutti. Mano a mano che si liberano i fondi proseguiremo con le bonifiche”.
A specifica domanda sul campo in ferro risponde: “Vengono fatte verifiche periodiche per evitare che la situazione sfugga dal controllo. È in corso un progetto sperimentale condotto insieme all'Università di Firenze, in atto dal 2017 e finanziato almeno sino al 2022. La geomembrana sta contenendo il problema ambientale. Certo si deve arrivare a risolvere completamente la situazione”.