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I quattro sacerdoti spezzini portati via dal Covid, una messa per ricordarli In evidenza

A marzo, in piena emergenza, non era stato possibile celebrare le esequie.

Sono stati quattro i sacerdoti diocesani della Spezia-Sarzana-Brugnato morti nel mese di marzo durante la fase più acuta dell’emergenza Covid-19.

Ricordiamo i loro nomi: don Piergiovanni Devoto, spentosi all’ospedale della Spezia il 21 marzo; don Nilo Gando, morto il 24 marzo; don Giovanni Tassano, parroco di Pitelli, Muggiano e Ruffino, morto a Sestri Levante il 28 marzo; ed infine il canonico don Franco Sciaccaluga, deceduto alla Spezia il 31 marzo.

Per loro, già tutti abbastanza anziani, la “nuova” malattia è stata fatale. In quei drammatici giorni non era stato possibile celebrare le esequie in forma adeguata, con la presenza dei confratelli e dei fedeli. Il vescovo Luigi Ernesto Palletti ha quindi ritenuto di convocare tutto il clero diocesano per concelebrare venerdì scorso, nella cattedrale di Cristo Re alla Spezia, una messa di suffragio per i quattro confratelli defunti.

Il senso della cerimonia – alla quale ne seguiranno altre nelle singole parrocchie dei quattro sacerdoti – è stato spiegato dal vescovo nella sua omelia. Palletti ha anche ricordato ciascuno dei quattro sacerdoti, rilevando come l’insieme delle caratteristiche salienti della loro vita costituisca quasi un mosaico provvidenziale di stimolo e di impegno per tutti.

"Don Piergiovanni Devoto – ha detto il vescovo – tutti lo abbiamo conosciuto, tutti lo abbiamo incontrato, a tutti, sono certo, ha detto qualche volta: che forma è questo verbo? Era una sua caratteristica, di esperto nelle lingue antiche. Ma anche un ricordo forte che il Signore fa passare attraverso questo presbitero ad accostarsi alla Scrittura in modo autentico, in quel modo di risuonare vero della Parola. Se poi guardo a don Nilo, anche lui, con le sue caratteristiche: quanto amore per la liturgia! Era proprio fermo sulla liturgia, scriveva, faceva, trafficava, a volte “a modo di don Nilo”. Però, che richiamo forte! Il Signore sembra dirci: e tu, la tua liturgia, dove l’hai messa?".

Monsignor Palletti, proseguendo, ha quindi ricordato gli altri due sacerdoti: "Se guardiamo a don Franco, beh, è innegabile: in lui la lode era parte della sua esistenza, il cantare, l’amore per la musica, ma non la musica per la musica, bensì la musica per la lode del Signore. Anche questo è un richiamo forte. Se poi guardiamo infine a don Giovanni, qui è molto semplice: don Giovanni non “faceva” la missione, lui “era” la missione. Per Giovanni la missione è un tutt’uno: dovrebbe esserlo per tutti, ma per lui lo è stata in pienezza. In lui il Signore ci ha fatto ricordare che la Chiesa non ha un senso pieno se non è missionaria".

Quattro testimonianze diverse, dunque, ma un’unica offerta della propria vita per la Chiesa e per tutti.

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