Arriva il passo indietro dei Benetton che apre all'accordo su Autostrade per l'Italia (Aspi). L'intesa passa dall'ingresso di Cassa Depositi e Prestiti con il 51%, che renderà di fatto Aspi una public company. E da una revisione complessiva della concessione, dai risarcimenti alle tariffe.
È l'alba quando, dopo sei ore di riunione assai tesa e dure discussioni, il Consiglio dei ministri dà mandato a Cassa depositi e prestiti per avviare, entro il 27 luglio, il percorso che dovrebbe portare all'uscita progressiva dei Benetton, prima scendendo al 10-12% dell'azionariato, poi con un'ulteriore diluizione in coincidenza con la quotazione in borsa di Aspi.
Tra i punti della proposta transattiva di Aspi arrivata in Cdm c'è la "rinuncia a tutti i giudizi promossi in relazione alle attività di ricostruzione del ponte Morandi, al sistema tariffario, compresi i giudizi promossi avverso le delibere dell'Autorità di regolazione dei trasporti (ART) e i ricorsi per contestare la legittimità dell'art. 35 del decreto-legge "Milleproroghe"". Inoltre è prevista la "riscrittura delle clausole della convenzione al fine di adeguarle all'articolo 35 del dl "Milleproroghe"", che ha ridotto l'indennizzo in caso di revoca da 23 a 7 miliardi.
Nel comunicato del Consiglio dei ministri si legge che per l'ingresso di Cassa depositi e prestiti in Aspi, la proposta transattiva prevede un aumento di capitale per l'acquisizione del controllo da parte di Cdp e l'uscita di Aspi dal perimetro di Atlantia. "In alternativa Atlantia ha offerto la disponibilità a cedere direttamente l'intera partecipazione in Aspi, pari all'88%, a Cdp e a investitori istituzionali di suo gradimento". Lo si legge nel comunicato stampa del Cdm.