L’azienda Possa di Riomaggiore ha partecipato al concorso nazionale Vinitaly con il suo sciacchetrà dell’annata 2018 e ha vinto un importante riconoscimento per questo vino estremamente prezioso. Il proprietario Samuele Heydi Bonanini ne ha parlato con Emiliano Diglio e Alessandro Bertamino all’interno della rubrica Agenda Levante Info Weekend.
“Come vino rimane nella categoria dei vini dolci ma per noi è un simbolo, dire semplicemente vino dolce è riduttivo. Esula un po’ da tutti gli altri passiti, chiaramente quando lo si deve includere in una categoria lo si inserisce nei vini dolci, questa classificazione sta un po’ stretta ma credo che quest’anno abbia dimostrato il suo valore e quello che si intende quando se ne parla” Ha spiegato Bonanini.
“È stata una cosa inaspettata, a questo concorso stiamo partecipando già da 2 anni e siamo sempre stati premiati, perché vengono premiati tutti i vini che superino i 90 centesimi. Viene fatta una scrematura importante tra coloro che si iscrivono e noi bene o male siamo sempre entrati in graduatoria con un punteggio di 92-93 centesimi".
"Partecipano grandi colossi della viticoltura, per esempio il premio vinto da me quest’anno l’anno scorso è stato preso da Donna fugata, con il Ben Rye’, nome altisonante. Fa piacere un riconoscimento del genere, sia perché ci si confronta con aziende di alto livello, sia perché si porta in giro il nome della propria terra con una votazione di 98/100, vicina alla perfezione”.
“L’azienda è relativamente giovane, facciamo vini dal 2004 e siamo si può dire veterani della zona, la maggior parte delle aziende sono nate dal 2006 in poi quindi la nostra è tra le più vecchie, a livello storico però siamo molto giovani come cantina. Considerando anche le produzioni limitate che abbiamo alle 5 terre, prendere un premio a livello nazionale fa davvero piacere”.
Per quanto riguarda l’annata in corso, Bonanini ha spiegato che è presto valutare perché il clima è sempre imprevedibile. Per ora sta seguendo la scia del 2019, che è stata una buona annata. La produzione è giusta, senza sovrapproduzione, con un clima che per ora è andato bene, nonostante l’inverno poco piovoso, ci sono state piogge a maggio e giugno che stanno permettendo alla vigna ancora di camminare.
“La bottiglia classica è da 0,375 quindi la mezza bottiglia di vino. I prezzi vanno dai 45 ai 120 euro la bottiglia, dipende dalla filosofia aziendale. Noi abbiamo sempre mantenuto una via di mezzo, il nostro va dai 65 ai 70 euro la bottiglia, auspichiamo di farlo assaggiare a più persone possibili, in modo che venga apprezzato sempre di più come merita.
È un vino preziosissimo e mi sono trovato a dover rinunciare a dei concorsi dove venivano richieste 6-12 bottiglie. Lo sgraniamo ancora a mano, la lavorazione che c’è dietro è molto lunga e meticolosa e va dosato”.
“Il formato da 0,375 lo abbiamo scelto apposta perché, come vino da fine cena, raramente se ne beve una bottiglia intera. Per la sgranatura chiamiamo ancora degli anziani esperti, conoscono l’acino che va dentro e quello che non ci va, e ci raccontano che in realtà quando erano giovani veniva fatto schiacciare dai bimbi perché essendo più leggeri evitavano di rompere il seme dell’acino secco. Così dal 2015 mi faccio aiutare da mio figlio Jacopo, una parte di premio va anche a lui”, ha concluso.