La scienza medica e le persone comuni si stanno interrogando sempre più spesso su quali possano essere dei nuovi rimedi naturali utili a curare il più ampio numero di disturbi, andando anche ad approfondire le potenzialità di elementi già conosciuti talvolta non considerati fino in fondo.
Questo è il caso della cannabis, appartenente alla grande famiglia botanica della canapa, proveniente dal lontano oriente oltre 2000 anni fa. Tradizionalmente la canapa viene ritenuto un elemento importante del mondo vegetale per finalità tessili, in quanto le sue fibre opportunamente trattate sono particolarmente resistenti ed ottime per essere impiegate nella produzione di tessuti, corde per la nautica ecc...; da qui deriva la definizione, usata anche nel campo normativo, di "canapa industriale" per creare una netta distinzione da quella destinata ad uso terapeutico e ricreativo. Ripercorrendo la storia dal periodo delle Repubbliche marinare fino all'avvento delle navi a carbone, l’Italia ha avuto con Bologna e Ferrara uno dei distretti più importanti per la coltivazione della Cannabis sativa, affermandosi come primo fornitore della sua fibra per la Marina Reale Britannica in piena epoca della colonizzazione.
Diversamente dagli usi industriali, quando si fa riferimento alla produzione di farmaci si orienta lo sguardo soprattutto verso la varietà di canapa denominata Cannabis sativa. Si sviluppa sotto forma di arbusto, con un'altezza che può arrivare a circa 3 metri, molto diffuso in aree a clima temperato e tropicale dove può crescere spontaneamente o essere coltivata. Nel corso del '900, per evitare l'uso improprio del vegetale per ottenerne droga (l'effetto di creativo che portò i messicani a coniare la definizione di "marijuana"), i governi emanarono leggi che, di fatto, ne ostacolarono anche l'uso industriale.
L'utilizzo della Cannabis in medicina è stato a lungo dibattuto, facendosi molto condizionare dal preconcetto di vederla solo per i suoi effetti psicotropi. Ma negli ultimi decenni si è passati ad un approccio più soft, andando ad approfondire le conoscenze dei suoi principi attivi ed i relativi effetti positivi sulla salute. Ecco che la scienza si concentra sulle investigazioni dei cannabinoidi, cioè dei suoi composti che danno origine ai processi biochimici di chi li assume.
Quello di riferimento, origine degli effetti psicoattivi della Cannabis, la cui concentrazione in un prodotto serve per determinare se si tratti di una sostanza stupefacente o meno è il THC. Sono, invece, già stati attribuiti al CBD qualità importanti per il trattamento di alcune malattie autoimmuni, per diminuire le infiammazioni, curare alcuni problemi cutanei e ridurre lo stress: non essendo in grado di "sballare", può essere assunto anche da chi deve andare in monopattino elettrico o guidare l'automobile.
Fondamentale è l'assunzione di CBD estratto in modo selettivo da materie prime di alta qualità, come da ora proposto anche in Italia da Nordicoil.it, mediante estratti in olio di semi di canapa rigorosamente da agricoltura biologica nei diversi Paesi dell'Unione Europea.