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Un dipendente: "Leonardo chiuda per tutelare i lavoratori durante l'emergenza" In evidenza

La lettera che ci è stata inviata da un nostro lettore che lavora nell'azienda.

Sono un dipendente di Leonardo S.p.A. (ex OTO Melara) e vorrei esprimere tutto il mio disappunto di fronte alla scelta aziendale di non sospendere l’attività lavorativa per fronteggiare l’emergenza sanitaria nazionale.

E’ di ieri la notizia che Leonardo non vuole fermarsi, in netto contrasto con la scelta di chiusura di altre aziende del territorio, ancora più grave è però la scelta di non estendere ove possibile lo smart working al 100% per tutti i giorni lavorativi.

L’azienda si tutela affermando di aver applicato tutte le misure raccomandate per arginare la diffusione del covid 19, rilevando la temperatura corporea all’ingresso dello stabilimento, operando una corretta sanificazione degli ambienti e optando per turni di lavoro: strumenti necessari ma non sufficienti, purtroppo.

Siamo quasi 1000 persone composte da trasfertisti, pendolari e ditte esterne e l’unica opzione auspicabile per il contenimento del virus era farci rimanere a casa in sicurezza, in modalità smart working, preferire quindi la sicurezza e la salute dei lavoratori alla salvaguardia della produzione e alla politica di accrescimento del business.

Lavoriamo in uffici open space che già da prima della pandemia versavano in condizioni igienico sanitarie precarie (presenza di topi eccetera) e non è mai stata messa in campo un’azione risolutiva dei problemi.

Nei giorni immediatamente successivi all’emergenza non era stato posizionato alcun disinfettante per le mani e non erano state distribuite le mascherina o altri strumenti di protezione personale.

Uno dei valori cardini di Leonardo è il rispetto nella conduzione del business, che però dovrebbe essere secondo al rispetto per la salute dei lavoratori.

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