Non ci sono abbastanza dispositivi di protezione individuale e nemmeno un’adeguata organizzazione del lavoro per evitare gli assembramenti degli operatori.
Queste le ragioni principali che hanno portato Cgil, Cisl e Uil a proclamare uno sciopero unitario, fino allo scadere del turno notturno di sabato, quindi all'una di notte di domenica 15 marzo, dei lavoratori del porto della Spezia.
La discussione con terminalisti e operatori portuali, che prosegue da diversi giorni, non ha prodotto un accordo tra le parti: i punti critici restano in particolare la fornitura di mascherine protettive, praticamente introvabili, e gel disinfettante, la sanificazione dei locali e i continui assembramenti nelle aree di lavoro, anche negli spogliatoi durante il cambio turni. Una situazione potenzialmente esplosiva.
“Non siamo riusciti a trovare una quadra soddisfacente – spiegano Fabio Quaretti della Filt-Cgil, Marco Furletti della Uiltrasporti e Marco Moretti di Fit-Cisl – nonostante le aziende e l’Autorità portuale in qualche maniera si siano attivati. In questa fase emergenziale possiamo concentrare i nostri sforzi solo per garantire al paese l’approvvigionamento dei generi di prima necessità, le altre movimentazioni superflue devono essere evitate. È l’unica maniera per evitare che la catena della logistica collassi. In questo momento si deve ragionare più in ottica di sistema portuale al di là dei perimetri delle singole aziende, bisogna lavorare tutti insieme. Sarebbe stato importante se stamattina Lsct avesse accettato la proposta di fare un tavolo congiunto con l'indotto".
Nel pomeriggio si è anche svolta una riunione del Comitato di igiene e sicurezza dell’Autorità di sistema portuale, da cui però non sono emerse novità di rilievo. Il rischio, se non si troverà presto un accordo, è che i lavoratori decidano di mettersi in malattia, come hanno già fatto in molti.