"Doveroso riconoscimento per le violenze subite l'amministrazione e la cittadinanza di Sarzana rendono onore nella Patria alle popolazioni Istriane, Giuliane, Dalmate vittime delle foibe, dell'esilio e dell'oblio. Il dramma delle stirpi non fu mai tanto veemente".
Questo si legge sulla targa inaugurata nel pomeriggio di oggi, 10 febbraio, Giorno del Ricordo. È proprio dedicata a questa ricorrenza la pietra scalfita con queste parole che riportano alla memoria momenti crudi di una strage avvenuta tra il 1943 e il 1945, quando cittadini italiani venivano uccisi dal regime comunista jugoslavo. È stato riportato alla mente questo giorno e celebrato nella sala del consiglio comunale di Palazzo Roderio, luogo dove è stata fissata la lastra, con una cerimonia alla quale hanno partecipato cittadini, membri dell'amministrazione, Forze dell'Ordine, il giornalista Marco Gregoretti e Andrea Manco, presidente dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), questi ultimi entrambi "figli di un esodo", hanno ricordato i momenti più emblematici di questi eccidi.
"Siamo qui nella Sala del Consiglio Comunale per rendere giustizia, per far si che questa sia eterna e scolpita sulla pietra, proprio nella sala più importante della città, dove si incontrano i cittadini e i loro rappresentanti- apre la cerimonia il primo cittadino di Sarzana Cristina Ponzanelli- quest'aula darà giustizia eterna ai nostri fratelli, ricordandone le sofferenze, ridando una memoria per troppi anni dimenticata".
Poi tocca a Carlo Rampi, presidente del Consiglio Comunale, ma mentre inizia il suo discorso il tricolore che copriva momentaneamente la lapide prima di essere svelata al pubblico si stacca, e commenta: "È un segno, la memoria vuole scoprirsi, rivelarsi, anche se è tardi per mettere targhe, andavano messe molto tempo fa- poi prosegue- non furono solo gli eccidi e la violenza, molta gente fu costretta ad andarsene perché rischiava col regime di Josip Broz Tito- poi conclude- la Patria è stata per troppo tempo irriconoscente, ma questa amministrazione, qui a Sarzana, ha appena iniziato".
La parola passa ad Andrea Manco: "La verità storica non può mai essere nascosta: furono migliaia i cittadini costretti a lasciare la propria terra, si trattò di vera pulizia etnica, condannando le persone a una vita di stenti. Questa è una ferita di tutto il popolo italiano".
Conclude il giornalista Marco Gregoretti, che riporta alcune testimonianze vissute dalla sua famiglia, testimoni e vittime dirette di quegli orrori.