Tempi delle percorrenze, premi di produzione e un piano industriale “che traballa alla prima rivendicazione dei lavoratori”. Queste le ragioni che hanno portato i sindacati a proclamare uno sciopero di 4 ore in tutta la provincia per la giornata di domani, dalle 11 alle 15, che coinvolgerà tutto il personale di Atc.
È di nuovo scontro tra azienda e sigle sindacali, che da tempo denunciano come i tempi delle percorrenze delle varie linee siano impossibili da rispettare per gli autisti, tanto che la maggior parte dei bus, soprattutto sulle strade più trafficate, sarebbero costantemente in ritardo.
La conseguenza? Da una parte gli autisti sotto forte stress, dall’altra le puntuali lamentele degli utenti. Un problema causato dal mancato aggiornamento da parte dell’azienda dei tempi di percorrenza, fermi a circa dieci anni fa, quando la viabilità cittadina era molto più “leggera” rispetto ad oggi. Così i ritardi sono assicurati ogni giorno, soprattutto sulle linee Migliarina-via Chiodo, via Milano-via Fiume e viale Italia, in particolare durante gli orari di entrata e uscita dal lavoro, in cui il traffico è sempre intasato.
Dopo un tentativo di conciliazione con l’azienda andato a vuoto, i sindacati hanno fatto sapere che le loro richieste sono state giudicate “troppo onerose per il bilancio economico aziendale e sostenibili solo togliendo ai lavoratori il premio di produttività”.
“L’azienda dice che soddisfacendo le legittime richieste dei lavoratori la procedura di affidamento in house ad Atc del trasporto pubblico locale salterebbe – ha spiegato Luca Simoni dei Cobas L.P. – Ma l’in house non può essere un cappio al collo ai lavoratori. Bisognerebbe riflettere sul fatto che il piano industriale dell’azienda traballa già alla prima timida richiesta dei lavoratori. L’altro punto è quello del ricorso gerarchico attualmente in corso per il diritto alle indennità, su cui sembra che l’azienda voglia andare in causa”.
“Da anni chiediamo un adeguamento dei tempi delle percorrenze: oggi la viabilità è cambiata, il traffico privato è aumentato notevolmente – ha rilanciato Fausto Bruni della Fit-Cisl – Per l’azienda questo ha un costo: significa ad esempio aggiungere un bus su una linea molto trafficata. Se non è economicamente possibile, significa che questo piano industriale non ha basi così solide. Il servizio di trasporto pubblico è il biglietto da visita della città: noi chiediamo soltanto un servizio di qualità”.
Lo scontro si inserisce nel percorso che dovrebbe portare, nelle prossime settimane, all’affidamento in house ad Atc del servizio di trasporto pubblico locale. Una partita sostenuta apertamente anche dai sindacati, per scongiurare la possibile entrata in scena dei privati, seppur con alcune riserve sull’aumento dei servizi in subappalto e il blocco delle assunzioni previsti nel piano.
“I sindacati si sono sempre battuti per l’affidamento in house ad Atc – ha precisato Alessandro Negro della Fit-Cgil – Abbiamo ingoiato il piano industriale, anche se prevede un aumento considerevole del subappalto. L’azienda quindi non può affermare che vogliamo boicottare l’in house: noi vogliamo semplicemente migliorare il piano industriale. Vorrà pur dire qualcosa se in un anno e mezzo l’azienda non ha fatto nessun accordo sindacale: le relazioni non sono quelle che dovrebbero essere”.
“Il problema principale sono i tempi delle percorrenze – ha aggiunto Giuseppe Ponzanelli per Uiltrasporti – L'azienda sta facendo passare il messaggio che i lavoratori vogliono la botte piena di soldi, ma in realtà vogliono soltanto che siano rispettati i loro legittimi diritti. Anche il Comune deve fare la sua parte: se effettivamente crede nel trasporto pubblico locale, il sindaco e presidente della Provincia Peracchini deve fare in modo che gli autisti possano lavorare in una viabilità decente, con corsie per i bus libere e percorribili”.
Proprio il tema della viabilità cittadina è stato oggetto di alcuni tavoli tecnici in Comune insieme all’assessore alla mobilità Kristopher Casati. “Con lui abbiamo approfondito la problematica del traffico avanzando delle proposte. Ma tutto questo fino ad ora è rimasto lettera morta”, ha riassunto Paolo Carrodano dell’Ugl.
“Con l’azienda ci siamo trovati davanti a un muro – ha concluso Stefano Viani per la Faisa Cisal – Abbiamo fatto molte riunioni chiedendo risposte su questi problemi, risposte che non sono ancora arrivate. La speranza è che questo sciopero possa portare a un’apertura da parte dell’azienda”.