Terzo atto dell'inchiesta pubblica sul progetto di biodigestore a Saliceti. A prendere la parola, nella sede della Provincia della Spezia, davanti al Dottor Valerio Marroni, dirigente del settore Valutazione impatto ambientale della Regione Emilia Romagna scelto quale presidente dell’inchiesta pubblica, e ai Dottori Lanfranco Biso e Riccardo Serafini, che la completano, è stato il Comitato Sarzana, che botta!
Nella seduta precedente, quella del 21 agosto, il Comitato aveva depositato un documento, che oggi ha avuto modo di illustrare. Lo ha fatto Carlo Ruocco, che ha iniziato la relazione affrontando due questioni “a monte” di quella del biodigestore, ovvero la pianificazione regionale e provinciale sui rifiuti e la scelta dello strumento dell’inchiesta pubblica sul progetto Recos.
In Liguria la gestione dei rifiuti prevede tre livelli di pianificazione: il Piano regionale, che risale al 2015, contiene l’impostazione strategica generale e i criteri per individuare i siti dove realizzare gli impianti; ad esso sottostanno i 4 piani provinciali, approvati dai rispettivi Consigli provinciali, ai quali spetta l'individuazione di una serie di siti idonei. C'è poi il piano d’Ambito che stabilisce le forme di collaborazione tra le varie province. Il piano d’Ambito è approvato dal Comitato d’ambito, composto da Regione, province e città metropolitana.
Il Comitato contesta anche la scelta, in sé, dell'Inchiesta pubblica, che ritiene una "foglia di fico" in quanto ha come oggetto la sola valutazione d'impatto del progetto di Recos a Saliceti, senza cercare siti alternativi o tecnologie diverse.
Carlo Ruocco fa subito una premessa: "Documenti che consentono la valutazione degli impatti cumulativi non sono stati messi a disposizione ed è stata nascosta persino la conferenza dei servizi in corso per l'adeguamento del depuratore di Ghiarettolo per Saliceti 1, che quindi, al momento, non è in grado di accogliere neanche quanto necessario ora. Non si conoscono neppure gli impatti dell'attuale impianto".
"Tutta la documentazione, in generale, ce la siamo cercata da soli", afferma il Comitato.
Passando allo specifico tema del progetto del biodigestore a Saliceti, Ruocco afferma: "E' un progetto fuori dal contesto normativo. Nel 2015 è stato approvato il piano regionale, nel 2018 quello d'area. Allora, però, si parlava di Boscalino. Poi la Provincia si è dimenticata delle proprie competenze. Spetta alla Provincia, infatti, la scelta del sito, ma probabilmente se ne è dimenticata. Vogliamo che torni al suo ruolo".
Il Comitato mette in discussione, ovviamente, la scelta del sito per il biodigestore, ma non solo: la contestazione è molto più ampia ed articolata.
Vengono messi in discussione, innanzitutto, fabbisogni e conferimenti. Secondo Sarzana, che botta!, infatti, arriverebbero alla Spezia 135mila tonnellate di rifiuti da trattare, mentre ne sarebbero inviate a Scarpino 13 tonnellate da conferire in discarica. Discarica che, in tal modo, non sarebbe realizzata alla Spezia.
La discussione si accende proprio sulla quantità dei rifiuti trattati, a partire dalla situazione attuale.
È il dirigente della Provincia Marco Casarino a fare il punto sulle cifre: sono 85mila le tonnellate annue che possono essere trattate dal CDR attuale di Saliceti, quantità che non è mai stata superata. Nel 2019 le previsioni parlano di quantità nettamente al di sotto.
Il Comitato d'ambito, ha sottolineato Casarino, si è posto il problema di rispondere ad una esigenza specifica, dopo la distruzione dell'impianto di tritovaglio rimasto tra le macerie di ponte Morandi, ed ha previsto, in caso di emergenza, la possibilità per Saliceti di sforare le 85 tonnellate ma, ribadisce Casarino, questo non è accaduto.
Sulle cifre dei quantitativi previsti per il futuro biodigestore, invece, la quadra non si trova. Almeno nella discussione i numeri risultano lontani, con le tonnellate indicate nelle slide del Comitato che vengono contestate.
Numeri a parte, il NO è in primis nella sostanza e, ovviamente, ha per il Comitato tra le ragioni principali quella dell'impatto ambientale. Si andrebbero a mettere a rischio, secondo quanto afferma Carlo Ruocco, le falde acquifere, in caso di sversamenti, ma non solo, si parla anche di emissioni in atmosfera e di possibili rischi legati alla carica batterica dei rifiuti.
Si è infatti discusso anche sulla tecnologia anaerobica del biodigestore, proponendo una riflessione sulla possibilità di puntare su impianti aerobici più piccoli: insomma il progetto Recos sradicato dalle fondamenta.
Ultimo argomento trattato quello economico: secondo il Comitato la presenza di impianti di trattamento rifiuti dovrebbe essere almeno in parte compensata da minori costi per i cittadini e quindi da tasse sui rifiuti più basse, ma i numeri portati in audizione, ed in questo caso non contestati, sembrano anzi andare nella direzione opposta.
La relazione del Comitato Sarzana, che botta! si protrae per oltre 3 ore. Non c'è tempo per le osservazioni di Iren, che troveranno quindi spazio nella prossima seduta dell'Inchiesta Pubblica.