Ieri i voli in arrivo all'aeroporto di Pisa hanno registrato, sin dal primo pomeriggio, alcuni ritardi a causa del maltempo ed in alcuni casi anche dirottamenti su altri scali, nei momenti di maggior difficoltà meteo.
In queste circostanze, è del tutto normale che i ritardi si sommino tra loro, ma quanto è accaduto ai tanti passeggeri del volo Ryanair da Dublino FR9908, pieno di studenti e docenti di numerosi istituti scolastici spezzini, scuole medie e superiori, in rientro dal viaggio studio di Limerick, in Irlanda, sfiora il grottesco.
L'aereo, naturalmente seguitissimo da tutti i familiari in attesa sui sistemi di ''flight track'' che permettono di monitorare il viaggio, dopo aver circuitato a lungo sopra lo scalo toscano a causa del maltempo è sceso alle 18.03.
Con un po' di normale ritardo, data la situazione del tempo: atterraggio impeccabile che peraltro è stato osservato, visivamente, da alcuni genitori saliti al piano superiore, dove una piccola porzione di pista è visibile al pubblico esterno.
A questo punto, di norma i passeggeri sbarcano e attendono i bagagli: operazioni che in un aeroporto di grandi dimensioni può durare anche fino ad un'ora, se non di più: ma a Pisa francamente si risolve, di norma, in un quarto d'ora.
Accesi i cellulari, dall'interno dell'aereo insegnanti e ragazzi informavano i congiunti ed amici in attesa che non era concessa la discesa. Il motivo non veniva spiegato dall'equipaggio... né, dagli altoparlanti dello scalo, giungeva alcuna informazione.
Qualche genitore tentava di raccogliere informazioni con gli addetti dell'aeroporto, che sicuramente non di prima mano fornivano informazioni, come spesso accade in queste situazioni, un po' di fantasia: ''...c'è il rischio dei fulmini...sta piovendo troppo... la scaletta è di metallo e i fulmini potrebbero colpirla...'' (pare che anche molte altre cose siano di metallo, aereo incluso: comunque procediamo).
Finalmente alle 19,20 - senza peraltro avere fornito, a sua volta, informazioni ai passeggeri - l'equipaggio Ryanair dava il via libera per lo sbarco (sicuramente, dopo aver a sua volta avuto l'okay dalla organizzazione aeroportuale) ed a questo punto, fatti i pochi metri che separano l'aereo fermo dal terminal, per i nostri eroi iniziava l'attesa dei bagagli che, sin da subito, era intuita piuttosto complicata.
Ed infatti, ancora una volta senza grandi comunicazioni, ad eccezione di qualche stima degli addetti allo scalo (''ci vorranno quattro ore...'') iniziava una seconda e lunga attesa, conclusa poco dopo le ore 21, a tre ore dall'avvenuto atterraggio.
In tre ore in aereo si arriva tranquillamente al Cairo, o ad Oslo...
Ora, chi è pratico degli aeroporti italiani sa che Pisa ha una distanza fra il terminal ed il ''parcheggio'' degli aeromobili veramente breve, talvolta poche decine di metri: al punto che non di rado ci si imbarca e si sbarca direttamente a piedi, senza attesa dei bus navetta che in certi scali, tipo Fiumicino, percorrono chilometri per raggiungere gli aeromobili o i cancelli dei terminal passeggeri.
Sicuramente, ieri il meteo ha influito molto su questa situazione ma ad esempio, nel periodo intercorso tra l'arresto dell'aeromobile (18:10) e lo sbarco dei passeggeri (19:20) ci sono state pause nel diluvio, e lunghi minuti di pioggerella, oltre che rovesci importanti.
La sicurezza prima di tutto, e ci mancherebbe altro, ed in particolare quella di chi lavora.
Ma se basta un temporale per bloccare non tanto i decolli o gli atterraggi (gestiti dall'autorità di volo, e dunque decisioni inappellabili: nessuno avrebbe detto nulla, se anche questo volo fosse atterrato a Genova o Roma, come capitato ieri con altri aeromobili), resta incomprensibile un tempo così dilatato per far scendere i passeggeri e per sbarcare le valigie. E parliamo, soprattutto, di uno scalo internazionale che forse potrebbe avere una gestione un po' più adeguata alle diverse circostanze, inclusi i temporali, fenomeno frequente.
Per non parlare dell'assoluta assenza di comunicazioni ai tantissimi in attesa. Come ieri ha scritto in diretta sullo spazio social dell'aeroporto pisano uno dei genitori in attesa, lo spezzino Francesco Falli: ''o come faranno ad Anchorage?''.