La proclamazione si è resa necessaria poiché, ad oggi non c’è traccia del comunicato stampa dell’Agenzia delle Entrate che deve ufficializzare gli importi da utilizzare per le deduzioni forfetarie.
Senza le agevolazioni delle deduzioni forfetarie, ovvero con importi inferiori a quelli stabiliti lo scorso anno (17, 85 e 51,00 euro), IL GOVERNO RISCHIA DI DARE IL COLPO DI GRAZIA A QUESTO SETTORE CHE DA ANNI VERSA IN GRAVI DIFFICOLTÀ.
Nei dieci anni di congiuntura economica (2008 – 2017), hanno cessato 26.946 imprese.
Il settore è costretto a sostenere delle spese vertiginose, soprattutto per il COSTO DEL LAVORO e per l’acquisto del GASOLIO.
In merito ai salari minimi, l’Europa è divisa in tre gruppi: il primo, a cui appartengono i Paesi dell’Est, dove non si raggiungono 500 euro al mese - il secondo, costituito da Paesi del Sud UE con salari compresi tra 5oo e 1.000 euro – il terzo che comprende i Paesi dell’Ovest e del Nord UE dove le retribuzioni minime sono ben al di sopra di 1.000 euro al mese.
L’Italia, non ha un salario minimo ma, secondo un’indagine dello studio legale Rota Porta pubblicato nel 2014 sul Sole 24 Ore si evince che in Italia è intorno ai 1.141,33 euro per il settore dell’abbigliamento, 1.204,84 per l’agricoltura, 1.233,16 per l’alberghiero, 1.266,57 per l’industria metalmeccanica,,1.313,23 per l’edilizia, 1.420,78 per l’alimentare e 1.800,52 per il credito.
Stando a queste soglie, la media del salario minimo italiano (considerati almeno questi settori) si aggirerebbe sui 1.340 EURO (dato 2014).
Nel mese di maggio 2018, l’Italia ha raggiunto il poco invidiabile primato del secondo posto nella classifica dei prezzi di gasolio alla pompa più alti d’Europa; prima di lei solo la Svezia. Inoltre, sempre in Italia, nonostante il costo industriale del gasolio sia in linea con gran parte dei Paesi europei (11° posto, in ordine crescente di costo industriale del gasolio), tassazione ed accise incidono sul prezzo alla pompa per il 59,19% e le assegnano, anche in questo caso, il secondo posto per maggiori imposte applicate, prima di lei solo il Regio Unito.
CON QUESTE DIFFERENZE NON C’È PARTITA. SE A QUESTO AGGIUNGIAMO L’ASSENZA DELLE AGEVOLAZIONI PREVISTE PER IL SETTORE, L’AUTOTRASPORTO ITALIANO COLLASSA.
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La lettera di Unatras, sigla che riunisce le Associazioni dell'autotrasporto, tra cui FITA CNA, è stata inviata all'Autorità di garanzia scioperi per annunciare il blocco del servizio padroncini per il 6, 7, 8 e 9 agosto prossimi, a causa delle troppe incertezze sulle deduzioni fiscali.
"Sono anni che non avviene più una cosa del genere - dice Pier Luca Mainoldi, autotrasportatore e membro della Presidenza nazionale Cna Fita - ma il vaso è ormai colmo". Nella Legge di Bilancio erano previste per il 2018 67,7 milioni da spendere sotto forma di deduzioni forfetarie, ovvero ogni padroncino può scontare dall'imponibile della denuncia dei redditi 17,85 euro per ogni viaggio nel comune dell'azienda e 51 euro per viaggio fuori del perimetro, in totale un risparmio che oscilla dai 3.000 ai 12.700 euro annui, ma l'Agenzia delle entrate, malgrado il pressing dell'associazione, non ha ancora emanato la circolare. "Un risparmio importantissimo per imprese che sono sempre di più costrette ad operare in un mercato sempre più esigente sotto tutti i profili - prosegue Mainoldi - e il Ministro Toninelli, a cui è stata inviata più di una lettera d'incontro, non può non mettere mano ad una questione così delicata e, peraltro, di ordinaria amministrazione". Così nel frattempo i padroncini non hanno potuto presentare la dichiarazione entro il 30 giugno, non si sa cosa potranno fare entro il 31 Luglio. "Se non esce il dispositivo - precisa il Vice presidente nazionale Cna Fita - questo comporterà un aggravio dello 0,40€ sulla cifra da pagare. Senza contare che gli autotrasportatori italiani subiscono già una pesante concorrenza da parte delle imprese straniere per i costi di lavoro e carburanti più bassi dei nostri”.