Ogni anno, puntuale come la morte, il Fiume accatasta legno ed altri rifiuti di varia natura sulle nostre spiagge.
Ed ogni anno, da decenni, la Regione riconosce a tale ricorrente fenomeno il carattere di “emergenza e straordinarietà” e stanzia 400000 euro per ripulire il litorale.
Non subito però, ma solo dopo che il territorio ha rivolto a Genova l'usuale lamento
Adesso, non sarebbe meglio stanziare ogni anno la medesima cifra per ripulire l'alveo da “biomassa morta” e rifiuti?
Certo, dal momento che il Fiume attraversa 11 Comuni, bisognerebbe affidare il compito ad un unico soggetto, piuttosto che ad 11 Comuni nella speranza che, con 11 differenti appalti pubblici ed eventuali relativi ricorsi che probabilmente assorbirebbero gran parte delle risorse, avvenga il miracolo del necessario coordinamento del loro operato.
Tra prevenzione ed emergenza, nel caso specifico, c'è una differenza sostanziale: la biomassa raccolta in alveo è una risorsa (può essere cippata e venduta; può produrre energia ed occupazione, per quanto modesta) mentre la stessa biomassa, mista a plastica e ad altre sostanze nocive, se raccolta sul litorale è un rifiuto non riciclabile: non si sa dove metterlo e cosa farne.
Ed è singolare che quelle istituzioni che si fanno sostenitrici, tra i cittadini, del riciclaggio dei rifiuti, a loro volta preferiscano smaltire anziché riciclare.
Oltretutto nel Magra è ormai acclarato che non c'è solo legno, c'è anche dell'altro che, con l'erosione delle sponde, arriva al mare in quantità sempre maggiore.
Si tratta di rifiuti, anche pericolosi che, come il legno, si depositano sulle spiagge; sono stati interrati per anni da Comuni, Aziende sanitare ed Enel nella convinzione, e forse nella speranza, che nessuno li avrebbe mai ritrovati.
E quindi, se non si tratta solo di legno, il problema è più complesso: ci vuole un soggetto, diverso da chi ha interrato i rifiuti, che si occupi di bonificare, accedendo a risorse non solo locali. Insomma che abbia come unico scopo la salvaguardia dell'ambiente fluviale, non solo per attirare turisti, quanto per il ben più necessario ed urgente compito di salvare l'acqua che beviamo e le spiagge che frequentiamo, perchè non abbiamo altra acqua che quella del fiume e dovremmo evitare, un domani, avendo lasciato che il percolato s'infiltrasse negli aquiferi, di berci quella del mare, dissalandola, come a Dubai.
Il problema nel suo complesso può vedere una soluzione nello strumento del “contratto di fiume” che coinvolga oltre che la Regione Liguria anche la Toscana; con il contratto si potrebbe impostare un grande progetto di bonifica sia in alveo che sulle sponde, altre regioni si sono già mosse per la salvaguardia dei loro corsi d’acqua, mi auguro che anche la Regione Liguria si faccia portatrice di un grande progetto di risanamento complessivo..
Pietro Tedeschi
Presidente Parco Montemarcello Magra Vara