Leggo che l’amministrazione comunale spezzina di centrodestra starebbe pensando di trattare con Enel una proroga per tenere in funzione la centrale a carbone fino al 2028, magari allo scopo di incamerare ancora un po’ di Ici e di non dover pensare a come riutilizzare le aree che rimarrebbero libere. Una posizione sbagliata, che va contro gli interessi della città. La data di dismissione prevista per il 2021 è stata una conquista per La Spezia. E lo è stata soprattutto per i residenti di Melara, Termo e Limone che più di tutti hanno pagato la scelta fatta negli anni 60 di collocare sul nostro territorio quella che, allora, era la più grande centrale a carbone d’Europa. Chiudere quest’impianto è fondamentale per continuare a perseguire un’idea di città moderna o, come si dice oggi, “smart”; una città amica dell’ambiente e del progresso tecnologico sostenibile. Ma la dismissione della centrale a carbone è anche importante per la salute degli spezzini e per la caratterizzazione sempre più turistica della città. Buttare all’aria il tavolo sul futuro di quegli spazi è un delitto. Sindacati, organizzazioni datoriali, enti e associazioni avevano molto apprezzato quel cammino intrapreso, che coinvolgeva e responsabilizzava la stessa Enel. Un percorso, nato grazie anche al ruolo positivo del Governo e dell’amministrazione comunale precedente, che va immediatamente ripreso per affrontare una concreta progettazione delle aree che si libereranno, con tempi e strumenti giusti. Adesso non si può più tornare indietro e a dirlo, tra l’altro, è anche la stessa Enel. Chiedo che il mio partito proponga a tutte le forze politiche, le associazioni ambientaliste, le organizzazioni sindacali e le forze partecipative di iniziare a raccogliere le firme per convincere l’amministrazione comunale a non interrompere quel cammino intrapreso per la chiusura della centrale, la bonifica e il riutilizzo delle aree. Sarebbe importante partire proprio dalle zone di Melara, Termo e Limone.
Raffaella Paita, capogruppo Pd in Regione Liguria.