"Esiste la possibilità di non vedere più il Bar Lamia, da qui a breve, come lo abbiamo sempre conosciuto sin dagli inizi dello scorso secolo.
Settantasette anni, una vita. Settantasette sono gli anni che il Bar Lamia è li, a Porto Venere, in piazzetta, onorando sempre i suoi affitti, i suoi doveri, i suoi giorni di apertura. Ricordiamo appena che i concessionari versano all'ente proprietario del bene ciò che viene loro chiesto. Poco o tanto che sia. In cambio, un'attività come il bar 'centrale' di un paese, diventa il punto di riferimento quotidiano della comunità.
Per una serie di assurde direttive nazionali ed europee, il Lamia rischia di scomparire. Magari resterà l'insegna recante il nome di una famiglia che, per settantasette anni, ha servito caffè e sorrisi nelle giornate affollate di turisti, come ai pochi residenti nelle mattine brumose d'inverno. Adesso la concessione rischia di essere messa all'asta senza alcuna tutela per chi ha sempre onorato gli impegni, dando prova di saper valorizzare i beni ricevuti in affitto da un pubblico ente.
Crediamo che la certezza di un avvenire sia uno dei motori trainanti dell'economia: chi sarebbe pronto a investire avendo davanti concessioni sempre più brevi e lo spettro del pubblico incanto? Chiediamo quindi alle istituzioni titolate a decidere di assegnare – sempre se fossero intenzionate a indire una pubblica asta - almeno un giusto diritto di prelazione a parità di condizioni.
A tutela del Comune di Porto Venere, che sempre si è mostrato sensibile alle istanze di chi opera in quel territorio, suggeriamo d'inserire un punteggio che conferisca a chi ha dimostrato capacità imprenditoriali e rispetto delle regole un avanzamento nella graduatoria: assegnare un bene 'alla cieca', senza alcuna verifica delle capacità del contraente, è pericoloso. Il miraggio di un vantaggio economico momentaneo non può essere il solo motivo per togliere una concessione secolare agli aventi diritto e affidarla ad altri".