Lo scopo del FORUM è di sviluppare strategie e una roadmap per raggiungere gli obiettivi stabiliti nella Convenzione di Barcellona, per realizzare entro il 2020 una completa ed efficace rete delle AMP del Mediterraneo.
Nel suo discorso di apertura Vittorio Alessandro ha sottolineato le peculiarità delle Cinque terre, la complessità di un territorio e un paesaggio costruito nei secoli dall'azione umana: tanto ricco di storia e di emergenze culturali quanto allo stesso tempo fragile e minacciato nella sua integrità da una serie di fattori, dal cambiamento climatico alle difficoltà finanziarie legate all'attuale crisi economica.
E' però proprio nei momenti di crisi che più emergono stimoli all'innovazione ed è questa la strada che il Parco nazionale intende percorrere: cercare nuove strade nel rispetto dei compiti istituzionali, sfruttare ogni circostanza favorevole e trasformarla in opportunità positiva. Una di queste è che alla gestione del Parco sia affidata anche l'Area Marina Protetta delle Cinque Terre.
In questo senso il parco può diventare un laboratorio di buone pratiche per affrontare la tutela del mare, come sarebbe sempre auspicabile fare, in sinergia con quella della fascia costiera. Alle Cinque terre, la relazione fra terra e mare è evidente: un territorio fortemente verticale, che cede al mare gli esiti degli eventi tellurici e il segno della presenza antropica, e che d'altra parte raccoglie le mareggiate e gli effetti erosivi sempre più consistenti nell'area del Mediterraneo. Le interazioni profonde e continue fra terra e mare sono esemplificate dai forti eventi naturali come quello alluvionale del 25 ottobre 2011 a Vernazza e Monterosso, quando finirono in mare, con l'enorme quantità, di fango, persone, automobili, tronchi d'albero e tutto ciò che la massa d'acqua venuta dai monti poté portare con sé. D'altra parte, le comunità di quei borghi, con le forti mareggiate in inverno, sono abituate da sempre a rifugiare a terra le piccole barche dei residenti.
Da queste patologie si può uscire con nuove strategie di azione, che ripensino le protezioni messe a punto finora alla luce della situazione odierna, caratterizzata dal sempre più rapido mutare dei connotati sociali del territorio (abbandono dell'agricoltura sulle terrazze, della pesca in mare) a favore di attività più redditizie e meno faticose legate al turismo, e di quelli naturali, con il cambiamento climatico ormai evidente. Il mare delle Cinque terre però, come tutti gli altri, non è solo un suggestivo paesaggio da cercare di fissare in una cartolina, ma un luogo privilegiato per leggere e comprendere il territorio.
Per questo il Parco nazionale dunque avviato una strategia di sentieri di mare, superficiali e subacquei, che fanno da pendant a quelli terrestri, per i quali – grazie al progetto Vitour svolto in collaborazione con il Leonardo-Istituto di ricerca sul territorio e l'ambiente di Pisa- è in corso un'attività di razionalizzazione in rete con l'adozione di adeguata cartellonistica e di sistemi di georeferenziazione, nonché di offerta a opportune fruizioni.
In mare e a terra l'obiettivo è quello di pianificare gli interventi di protezione in modo da attuare un sistema di contabilità ambientale continuamente monitorata, a partire dal censimento delle specie naturali e delle eccellenze paesaggistiche meritevoli di protezione e di incoraggiamenti all'incremento, con l'ausilio degli specialisti.
Attività di presidio e monitoraggio possono essere condotte anche nell'ambito della fruizione di attività quali la pesca artigianale o sportiva, le visite subacquee, se correttamente organizzate. Per questo laboratorio eccellente di gestione integrata della fascia costiera l'Ente Parco chiede all'amministrazione statale e regionale che vengano investite le risorse disponibili, per arrivare a pratiche virtuose utili al resto del territorio costiero, anche a quello non protetto. Sarebbe importante se gli stessi principi di azione fossero adottati anche nell'ambito della rete delle AMP presenti nel progetto.
" Il discorso del Presidente Alessandro- ha commentato Catherine Piante, responsabile per il capofila WWF France del progetto Medpan North- è di grande rilievo, perché ci richiama alla necessità di non considerare la gestione delle AMP come staccata dai territori che la circondano; all'invito ad uscire dalle difficoltà e dalle scarsità di risorse finanziarie con innovazioni, che ci permettano di arrivare a risultati più avanzati dei precedenti. Sono deli elementi sui quali dobbiamo impegnarci a lavorare tutti insieme, per cui lo ringraziamo del suo apporto alla nostra discussione."