Tra questi il problema dei rifiuti, nei mari e sulle spiagge, sta assumendo proporzioni davvero preoccupanti: stando alle stime del Consiglio Generale della Pesca nel Mediterraneo (FAO) sono oltre sei milioni di tonnellate i materiali solidi e pericolosi di origine umana che vengono scaricati ogni anno nei mari del mondo.
Proprio di marine e beach litter si è discusso questa mattina nella sede dell'Unione sportiva di Portovenere (Sp) nel corso dell'incontro "Marine litter, prevenzione e gestione. Confronto sulle soluzioni e i progetti in Liguria", al quale hanno preso parte Paolo Varella, presidente Circolo Nuova Ecologia di Legambiente La Spezia; Antonio Giannattasio, portavoce di Goletta Verde; Emilio Di Pelino, consigliere delegato Parco regionale di Portovenere; Serena Strada, Parco regionale di Portovenere; Silvia Merlino, ricercatrice CNR.
La speciale campagna – che si avvale della collaborazione anche delle Aree marine protette Isole Egadi, Tavolata Capo Coda Cavallo, Secche di Tor Paterno, Cinque Terre e del Parco nazionale del Cilento - affronterà anche il tema, previsto nella direttiva della Marine strategy, dell'invasione delle specie aliene, cioè di specie che sono originarie di altre aree geografiche, ma sono state introdotte accidentalmente dall'uomo nel Mar Mediterraneo. Temi che saranno affrontati a bordo di Goletta Verde nel corso di incontri pubblici, workshop dedicati alla marine strategy, visite guidate a bordo e giornate dedicate agli alunni degli istituti scolastici italiani con laboratori didattici e lezioni di educazione ambientale.
"Continua l'impegno del Governo e del Ministero dell'Ambiente nell'attuazione della Direttiva Europea sulla Strategia Marina, uno strumento fondamentale per la valorizzazione e la tutela del nostro mare e per il futuro della politica marittima dell'intera Unione europea. L'obiettivo – continua il Sottosegretario all'Ambiente, Silvia Velo – è quello di preservare le diversità e la vitalità del mare, compreso il fondo marino, mantenendolo sano, pulito e produttivo. Un percorso che il Governo, attraverso il Ministero dell'Ambiente e con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, Istituzioni, associazioni, operatori di settore e mondo scientifico, sta portando avanti con successo. L'Italia, infatti, assieme a Olanda e Germania, è tra Paesi in regola con tutte le attività previste dalla Direttiva, uno strumento indispensabile non solo dal punto di vista ambientale, ma anche come una straordinaria opportunità per uno sviluppo sostenibile".
"Da diversi anni il Ministero dell'Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare è in prima linea per raggiungere gli obiettivi che ci impone la direttiva della Marine Strategy. Il parco nazionale dell"Arcipelago toscano ha aderito con entusiasmo alla possibilità di fare il capofila di una campagna di promozione e divulgazione, che vede lo strumento nella storica imbarcazione di Legambiente. Goletta verde e il coinvolgimento di numerose aree protette. Attraverso questa campagna vogliamo dare un contribuito al raggiungimento degli obbiettivi utilizzando le idee, le azioni e il know-how di tante forze in campo – spiega Giampiero Sammuri, presidente del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano e di Federparchi -. Attraverso l'azione delle aree marine protette i territori possono giocare un ruolo fondamentale nella custodia e nella cura della biodiversità marina e costiera, ma possono anche essere da stimolo per la crescita e lo sviluppo di un'economia locale responsabile e sostenibile".
"Le specie aliene e i rifiuti marini rappresentano una minaccia per la biodiversità e un pericolo per la tutela del mare da qui agli anni futuri. L'attuazione della Marine Strategy e il raggiungimento degli obiettivi al 2020 rappresentano quindi una grande opportunità per i nostri mari - dichiara Sebastiano Venneri, responsabile Mare di Legambiente. Per questo è necessario lavorare per assicurare la chiusura delle attività di studio entro l'anno, così come previsto dalla direttiva europea, e passare il prima possibile alla fase successiva, quella di attuazione di interventi per il raggiungimento del buono stato ecologico dei nostri mari entro il 2020". (30 settembre)
Non da meno il problema della specie aliene nei nostri mari che rappresenta a livello globale la seconda causa di perdita di biodiversità. Secondo uno studio del Centro comune di ricerca dell'Ue, che ha esaminato i dati di oltre 986 specie esotiche, stiamo assistendo alla più grande invasione in corso sulla Terra: quasi 1.000 specie aliene si sono "trasferite" nel Mediterraneo da mari esotici per colpa delle attività umane. I risultati suscitano preoccupazione soprattutto perché queste acque sono l'habitat di oltre 17.000 specie di cui il 20% non si trova in nessun altro luogo. Tra le specie aliene troviamo 60 specie di alghe introdotte accidentalmente a causa dell'acquacoltura al largo della costa di Venezia e della Francia sudoccidentale, oltre a circa 400 specie di pesci vertebrati alieni che sono approdati nei nostri mari passando proprio dal Canale di Suez. Tra questi, il barracuda del Mar Rosso, cresciuto nel corso degli anni sia di numero che di taglia che ha creato scompiglio soprattutto nei luoghi dove convive con la spigola, che essendo predatore solitario è incapace di competere nell'attività di caccia con i branchi di barracuda. Introdotte accidentalmente dall'uomo, a causa dell'aumento e della globalizzazione del traffico marittimo; migrate tramite i canali naturali o artificiali, importate per fini commerciali, per esempio per l'acquacultura: tutti questi fattori hanno portato a una sempre maggiore diffusione di specie alloctone nel Mediterraneo. Il rischio è quello di modificare il delicato equilibrio biologico, frutto di migliaia di anni di evoluzione, e di introdurre specie che entrino in competizione per cibo e habitat con le specie autoctone, che introducano agenti patogeni e che creino delle specie ibride, provocando così mutamenti radicali all'ambiente. Inoltre vi è un danno economico causato dalle specie aliene, le quali possono essere causa di una diminuzione della produttività agricola, forestale e ittica, della riduzione delle risorse idriche e del degrado del suolo e dei sistemi infrastrutturali.