Ancora non si riesce, o non si vuole, capire che il problema degli allagamenti alluvionali di Intermarine non è frutto di cattiva volontà o di mancata manutenzione e tantomeno di ostruzionismo.
È infatti assolutamente normale che un cantiere sito in area alluvionale, all'interno di un sistema di argini, sia destinato periodicamente ad essere alluvionato, a maggior ragione ora che i cambiamenti climatici in atto rendono ancora più frequenti certi eventi alluvionali.
A noi ambientalisti preme il destino di Intermarine, di cui non auspichiamo certo la chiusura; infatti quando si trattò di votare un Piano del Parco che, visto il peso occupazionale, lasciò presenti i Cantieri in area fluviale, nonostante questo pregiudicasse la qualità ambientale, non ci opponemmo e votammo con i nostri Rappresentanti a favore di quel Piano.
Intermarine però non può restare nel Parco: deve andarsene non per il bene dell'ambiente, ma per il bene di Intermarine. I dragaggi invocati dal Sig. Andreetti non sono risolutivi: possono in piccola parte alleviare i disagi in area di foce, ma all'altezza di Intermarine sono già inutili o addirittura controproducenti. Questo non in virtù dell'ambientalismo del no da Lui evocato, ma di ambientalismo di buon senso!
L'impossibile può essere desiderabile, ma non lo si può pretendere: se resti sulle rive del fiume, le piene ti inonderanno sempre. L'Intermarine potrebbe dunque restare solo se sopraelevasse i suoi impianti al di sopra del livello di piena, cosa impossibile in quanto contraria alle Norme dell'Autorità di bacino sulla Fascia di Riassetto Fluviale, altrimenti deve andare alla Spezia.
Difatti noi auspichiamo una pronta soluzione all'apertura di spazi nell'Arsenale, laddove siamo dell'opinione che Intermarine debba ricollocarsi integralmente e non parzialmente.
Il Vicepresidente Regionale di Legambiente Liguria Stefano Sarti
Il Consigliere Nazionale di Legambiente Alessandro Poletti