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Legambiente su calo traffico containers: "Con questo Prp tante banchine e poco lavoro." In evidenza

Nel 2000 l'Autorità Portuale, nell'ambito della preparazione dell'attuale Piano Regolatore Portuale, commissionò uno studio propedeutico ad una società olandese la quale, senza troppi rigiri, decretò che, visti i traffici mondiali, non si dovevano porre limiti all'espansione del porto container spezzino.

Legambiente, da sempre critica su questa impostazione dogmatica e unilaterale, propose in sede di VIA una serie di osservazioni dove sostanzialmente si riteneva indispensabile il distretto logistico di trasformazione, per poter trasformare le merci movimentate e creare valore aggiunto e posti di lavoro stabile e duraturo, ma forse l'unico obiettivo di chi amministra è l'ampliamento delle banchine.

Alla luce dei dati pubblicati in questi giorni la comunità spezzina dovrebbe fare una profonda riflessione su come affrontare il calo dei noli e del mercato dei contenitori prima di ritrovarsi ad affrontare esuberi o peggio ancora.

Anche la recente decisione del Comitato Portuale di concedere alla Contship la possibilità di realizzare banchine e riempimenti sia al Fornelli che alla Marina del Canaletto (decisione presa con l'astensione del Comune della Spezia) anticipando un bando pubblico e sostituendosi di fatto alla pianificazione ed alla responsabilità del pubblico in materia di decisioni sugli assetti del territorio e della linea di costa, si muove in questa linea ideologica.

"Abbiamo sentito sparare numeri- commenta Legambiente - da parte di tutti, oggettivamente molto discutibili come il raggiungimento, ad opere ultimate, di oltre 3000 posti di lavoro, e poi ci ritroviamo con la realtà nuda e cruda dei dati".

Da tempo diciamo che il golfo deve puntare ad uno sviluppo sostenibile, non a senso unico e a molteplici funzioni di cui il porto non sia mattatore unico ma una parte importante senza sovrastare le altre attività.

Non è poi piacevole leggere, nei dati della movimentazione portuale dei primi sei mesi del 2012 che la movimentazione del carbone al terminal Enel è aumentata del 114%, confermando così che la nostra zona e la centrale di Vallegrande rappresentano un peso sul territorio per la dipendenza da questa inquinante fonte fossile, con annessi problemi di impatto ambientale e sanitario come più volte denunciato dalla nostra e da altre associazioni ambientaliste.

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