Ma le misure di austerità, ed i tagli al personale in alcuni settori, possono avere conseguenze ancora più gravi. La nostra esperienza di Infermieri, in questi anni, legata al sistema sanitario sul concreto fronte dell'assistenza (della quale gli Infermieri sono i responsabili per norma di Stato, vedi DM 739/1994) ci ha sempre dimostrato, molto chiaramente, che lavorare in condizioni di dotazioni organiche inadeguate comporta problemi severi, per i malati in primo luogo. Ma per ''produrre dati'' non possono bastare le sole sensazioni, o le impressioni che spesso maturano da emozioni importanti, ed anche dalla fatica psicofisica, vissute nella gestione delle attività. C'è, a conferma di queste osservazioni sul campo, uno studio internazionale promosso per valutare gli effetti dei tagli della spesa riguardanti proprio il comparto infermieristico, che rappresenta uno dei capitoli di più importanti nei bilanci di ambienti ospedalieri.
Lo studio è stato pubblicato su The Lancet, una prestigiosa rivista scientifica medica, ed è stato condotto in 300 ospedali di nove Paesi europei. I ricercatori hanno sottoposto un questionario a 26.516 infermieri ed esaminato il contenuto delle cartelle cliniche di 422 730 pazienti di età superiore ai 50 anni. I dati sono stati codificati con un protocollo standard, per stimare il rischio di mortalità ospedaliera a 30 giorni dal ricovero, tenendo conto di alcune variabili: l'età, il sesso dei pazienti, la presenza di eventuali comorbilità, il tipo di intervento al quale sono stati sottoposti, ecc. I ricercatori hanno così calcolato che per ogni paziente in più di cui gli infermieri devono prendersi cura, il rischio per i pazienti di morire entro 30 giorni dal ricovero aumenta del 7 %. Al contrario, questo rischio scende nella misura del 7% se viene aumentato del 10% il personale infermieristico laureato. Negli ospedali dove gli infermieri si occupano in media di 6 pazienti ciascuno, il rischio di mortalità ospedaliera è inferiore di quasi il 30 %, rispetto a quelle strutture dove il rapporto Infermieri /assistiti è di 1 a 8. Naturalmente, lo studio tiene conto di molti altri aspetti, incluse le caratteristiche di questi reparti perché, chiaramente, sei posti letto di terapia intensiva sono caratterizzati da un tipo di assistenza diversa da sei posti letto di una degenza nella quale i ricoverati sono autonomi o semi autonomi. In conclusione, ed è questo lo scopo di questo contributo, come ci avvertono i ricercatori dello studio apparso su The Lancet , "i tagli al personale infermieristico fatti per risparmiare potrebbero avere effetti negativi sui risultati di salute del paziente, mentre anche migliori livelli formativi per gli Infermieri potrebbe ridurre le morti evitabili in ospedale". Questo concetto , in particolare, deve oggi riguardare con molta attenzione l'applicazione del programma di Educazione Nazionale in Medicina (ECM) che vige ormai da tempo in Italia, con la Legge 229 del 1999, e che consente un aggiornamento al personale sanitario (Infermieri inclusi) assolutamente determinante per la qualità delle cure, come dimostrato da The Lancet. Il Collegio IPASVI spezzino pertanto continuerà a lavorare in entrambe le direzioni, al fine di sostenere la miglior offerta di cure possibile al cittadino: adeguate dotazioni organiche e formazione dei professionisti. Come provider standard di eventi ECM proseguirà nella attività di formazione, e continuerà a chiedere alla dirigenza dell' azienda sanitaria spezzina ulteriori deroghe per poter assumere professionisti sanitari Infermieri, anche ricordando un dato poco considerato, purtroppo: l'età media degli Infermieri in servizio in ASL 5 è pari a 49 anni e 2 mesi; una quota francamente elevata per un'attività usurante, in particolare per coloro che svolgono un turno di servizio sulle 24 ore.