In pratica si chiede ai condomini di "accantonare", e quindi di tirare fuori prima che i lavori abbiano effettivamente inizio, un fondo per pagare nel rispetto dello stato di avanzamento dei lavori, la ditta incaricata di ristrutturare la facciata o eseguire i lavori di risanamento e manutenzione straordinaria. I legislatori probabilmente non avevano fatto i conti ne con l'attuale quadro economico ne tanto meno con gli effetti devastanti che la norma entrata in vigore lo scorso giugno ma già nell'aria da più di un anno, avrebbe potuto produrre in assenza di alternative che ad oggi sono ancora molto limitate e sporadiche. In mancanza del fondo previsto dalla norma i lavori non possono iniziare a meno che non intervenga un istituto di credito a finanziare l'importo. Il risultato, ormai scontato, sono facciate ed edifici brutti ed a volte anche pericolosi che contribuiscono "involontariamente" al degrado urbano estetico spesso in zone ad alta intensità turistica. "Le ristrutturazioni – Remo Cibei presidente di Cna Costruzioni – sono il futuro dell'edilizia ma questa norma sta tagliando le gambe al settore. Si è rivelata un boomerang per le imprese edili e per gli stessi condomini timorosi di affrontare una spesa tutto e subito". Una problematica seria, quella del crollo delle ristrutturazioni, che Cna ha messo al centro dei suoi programmi d'intervento in particolare nel sollecitare nuovi strumenti finanziari da parte dello stato e dalle banche indispensabili per riattivare il settore delle ristrutturazioni nei condomini.