Ma anche di lentezze burocratiche, di poco chiarezza sulle competenze che in una fase normativa transitoria come quella che stiamo vivendo, per quanto riguarda la governance dei bacini idrografici, lasciano spazio a "fughe in avanti". Un esempio è rappresentato dallo schema di "Intesa Istituzionale per la gestione del Bacino di rilievo interregionale del Fiume Magra" elaborato dalle Regioni Liguria e Toscana, atto che andrebbe a sostituire il precedente protocollo di intesa che costituiva l'Autorità di bacino interregionale del Fiume Magra. «La nuova intesa elaborata dalle Regioni Liguria e Toscana ci riporta indietro di 25 anni, prima dell'approvazione della legge 183/1989, quando in Italia ancora si gestivano, in maniera inefficace, i fiumi e il rischio idrogeologico all'interno dei confini amministrativi», ha commentato Legambiente, che ha inviato una lettera ai presidenti di Liguria e Toscana Claudio Burlando e Enrico Rossi, e per conoscenza anche al ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. «In una situazione idraulica e idrogeologica complessa, quale quello del bacino del fiume Magra, duramente colpito da frane e alluvioni negli ultimi anni – ha sottolineato Legambiente – è prioritario garantire una gestione e un'attuazione degli interventi efficace su scala di tutto il bacino idrografico. Un compito svolto fino ad ora con competenza e successo dall'Autorità di bacino interregionale del fiume Magra.
La conseguenza di tale intesa, riportando le competenze direttamente e separatamente alle due Regioni, in barba al principio fondamentale dell'unitarietà del bacino idrografico – scrive Legambiente – sarebbe la soppressione d'un colpo dell'Autorità di Bacino del Magra non solo come ente, ma soprattutto come filosofia di azione e pianificazione. La difesa del suolo tornerebbe così ad esser gestita a livello territoriale, abbandonando la visione unitaria di bacino, e gli interventi si occuperebbero esclusivamente di obiettivi locali e immediati, seguendo soprattutto la logica della somma urgenza, senza porsi quella pluralità di obiettivi, tipica dell'azione dell'Autorità di Bacino che, fino ad oggi, ha consentito la tutela del fiume e dei suoi affluenti e la sicurezza idraulica del territorio».
Nella lettera, l'associazione ambientalista chiede maggiori informazioni su questo atto e spiegazioni su come questo si inquadri nel contesto delle attuali direttive europee Acque (2000/60) e Alluvioni (2007/60), e sottolinea come in una fase di transizione dalle Autorità di bacino alle Autorità di Distretto, previste dalle direttive europee in materia di acque e difesa del suolo, lasci molto perplessi quest'accelerazione rappresentata dallo schema proposto da Liguria e Toscana.
«Nell'esprimere la netta contrarietà rispetto ad una scelta così affrettata e poco discussa e condivisa, ci auguriamo un immediato ripensamento e l'apertura di un ampio confronto che coinvolga tutte le forze politiche e sociali sulla gestione del fiume Magra. Infatti, il tutto si è svolto nel più completo silenzio, senza l'ampio dibattito politico e pubblico che una scelta di questa portata certamente meriterebbe. Quando invece proprio la partecipazione, l'informazione e la condivisone delle scelte sono parte integrante delle direttive europee Acqua (2000/60) e Alluvioni (2007/60)», ha concluso Legambiente.