Con le ultime dissertazioni odierne, sono trentasette gli studenti del corso di laurea in Infermieristica del polo universitario spezzino che hanno concluso il loro percorso di formazione e possono ora entrare nel mondo del lavoro, dove l'attesa è notevole.
Insieme agli studenti del polo universitario pisano, entrano in questi giorni nelle file dell'Ordine professionale oltre quaranta nuovi infermieri, in un momento nel quale la carenza di professionisti sanitari con questa qualifica è molto marcata, e lo è in particolare nella sanità privata, anche quella del nostro territorio.
Nonostante resti ancora distante il completo, pieno riconoscimento del ruolo degli infermieri in Italia, questa è una figura chiave nella gestione dei malati, nelle strutture sanitarie ed al domicilio: ne avremmo fatto volentieri a meno, assolutamente, ma la pandemia lo ha ricordato e dimostrato anche a chi ha idee vaghe e poco puntuali sul ''chi fa che cosa'' nel mondo della sanità.
Questi giovani, queste ragazze e questi ragazzi iniziano oggi un cammino professionale sicuramente aperto a cambiamenti e sviluppi futuri, che oggi sono solo in parte ipotizzabili.
"Alcuni di questi cambiamenti sono attesi non solo dalla professione, ma sarebbero un grande vantaggio soprattutto per i cittadini, per la società, come richiesto da molte associazioni di tutela dei cittadini legate alla salute; sono anni che ricordiamo - per portare un esempio concreto - la necessità di sviluppare ed attuare la figura dell'infermiere di famiglia - fa notare l'Ordine delle professioni infermieristiche della Spezia - Un esempio concreto? Eccolo: nel nostro territorio, quando periodicamente l'affluenza, le lunghe attese, i problemi al pronto soccorso ospedaliero creano dibattiti e polemiche, si risponde sostenendo che si deve implementare il personale. Cosa che ovviamente condividiamo: ma se mancano oggi 65.000 infermieri in Italia (oltre alla crescente carenza di medici specializzati in quel settore) è magari buona cosa cercare di intercettare il malato prima del suo arrivo al pronto soccorso, cosa che - lo dimostrano le esperienze di altre Regioni, come il Friuli - riesce a fare un infermiere di famiglia presente sui territori, che può evitare fino al 19% degli accessi impropri nei pronto soccorso (dati ufficiali della Regione Friuli, 2013)".
"Questa è soltanto una delle tante opportunità organizzative che, insieme ad attività già ufficializzate in altre Regioni (dall'ambulatorio infermieristico per la cura delle lesioni e ferite, all'infermiere scolastico, dall'infermiere esperto di stomie a quello abilitato alla gestione di linee venose centrali, che sono spesso utilizzate da pazienti cronici) potrà fare la differenza, in meglio naturalmente, per la qualità di vita dei cittadini più fragili, nella cronicità o nella acuzie - conclude l'Opi - Benevenuti a tutti i nuovi infermieri del nostro territorio, e buona vita professionale".