Risale infatti al 17 maggio 1990 la rimozione dell'omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie pubblicata dall'Organizzazione mondiale della sanità.
Sono trascorsi dunque 23 anni dall'uscita da questo medioevo culturale, ma, purtroppo, pochi passi in avanti sono stati compiuti.
Nonostante sia convinta che una giornata non sia sufficiente a restituire la dignità a chi quotidianamente si sente umiliato dalle discriminazioni che è costretto a subire a causa del proprio orientamento sessuale, tengo a ribadire con forza che l'amministrazione comunale di Levanto, da sempre attenta alle situazioni di disagio sociale e psicologico presenti sul proprio territorio (e purtroppo in costante aumento), continuerà ad utilizzare tutti gli strumenti di cui dispone per ascoltare e supportare chiunque si senta colpito e indifeso di fronte a questa aberrante manifestazione di inciviltà.
Infatti, anche se sembrano così lontani gli anni tristemente segnati dalle leggi antirazziali di stampo fascista, ancora oggi purtroppo sopravvive la pratica di strumentalizzare ogni episodio di cronaca per creare un nuovo nemico da combattere: ieri l'ebreo, oggi l'extracomunitario, da sempre chi ha tendenze sessuali diverse da quelle dichiarate come "naturali" dalla Chiesa.
Basti pensare agli insulti razzisti contro il ministro Kyenge o all'uccisione di tre persone a Milano da parte di un folle.
Credo sia tempo di maturare nuove consapevolezze e di abbandonare i pregiudizi. E' incivile vivere in un Paese in cui un ragazzo gay, oggetto di bullismo, sceglie il suicidio come unica via d'uscita dall'irrisione dei suoi coetanei. E' incivile vivere in un Paese che non è stato ancora in grado di legiferare in merito alle coppie di fatto.
L'orientamento sessuale, che riguarda la sfera più strettamente privata di ogni essere umano, non deve più essere motivo di ghettizzazione.
Olivia Canzio
(Assessore alle Politiche sociali)