“Il lavoro delle grandi fabbriche deve fermarsi per due settimane. Nella Costituzione c’è scritto che l’Italia è fondata sul lavoro, ma in questo mese più che mai abbiamo imparato che l’Italia si regge sulle spalle dei lavoratori: e se il lavoro è fondamentale, i lavoratori lo sono ancora di più. Durante l’emergenza, ci sono stati milioni di italiani che non si sono mai fermati per portare avanti il Paese, nonostante la loro angoscia di poter essere portatori del virus una volta tornati a casa dalle loro famiglie. Ma il virus non chiede il permesso per entrare, si diffonde nelle nostre case, nei nostri uffici, nelle nostre fabbriche e ci porta via la vita: l’unica arma che conosciamo per fermarlo è stare a casa, non farlo sarebbe semplicemente disumano.
Proprio perché i lavoratori sono il bene più prezioso per ogni azienda e per l’Italia, non possiamo rischiare di perderli o metterli in grave difficoltà. C’è una differenza sottile ma sostanziale fra gli imprenditori e i manager dei grandi gruppi: dove c’è un imprenditore, c’è un’azienda che è la sua impronta nel mondo e una maggiore cultura di responsabilità sociale verso i suoi lavoratori, perché li riconosce come un patrimonio inestimabile. Di conseguenza la chiusura o il ripensamento a una modalità operativa differente è una via più semplice da percorrere.
Lo stesso meccanismo non scatta, purtroppo, in quelle realtà di proprietà diffusa o statale, perché la governance affidata ai manager è guidata dalla logica di mercato. A questi grandi gruppi mi rivolgo chiedendo uno stop. Si usino le ferie, la cassa integrazione, qualsiasi mezzo ma fermiamoci, tutti e tutti insieme, trovando un accordo equilibrato che tuteli le aziende e in primis i lavoratori.
Il lavoro è per l’uomo o l’uomo è per il lavoro, si chiedeva Papa Wojtyla. Oggi prima dell’uomo e prima del lavoro c’è un virus e né l’uomo è per il virus, né il lavoro è per il virus. Dobbiamo impedirgli la precedenza sulla vita tutelando le persone che attraverso il loro lavoro danno una prospettiva di futuro alle aziende. Altrimenti, non ci sarà alcun futuro per nessuno. Siamo in guerra contro un virus invisibile e abbiamo bisogno di medici, farmaci, infermieri, operatori sociosanitari e ricerca scientifica, non di armi. Proprio per questo, per due settimane possiamo anche cessarne la produzione e stare a casa.
Il mio auspicio è che si trovi, in breve tempo, un accordo tra i grandi gruppi presenti sul territorio e le parti sindacali affinché al primo posto si possa mettere la salute e la tutela dei lavoratori, senza che questo crei una spaccatura di cui il Paese non ha certamente bisogno.”
Pierluigi Peracchini
Sindaco della Spezia