Quattro punti su ventitré campionati dai tecnici di Goletta Verde lungo le coste liguri risultano "fortemente inquinati".
Responsabili dell'inquinamento microbiologico, che arriva a mare, i canali e le foci, a causa della cattiva depurazione o della presenza di scarichi illegali come nel caso delle foci dei torrenti Maremola, a Pietra Ligure, Nervi, a Genova Nervi, Entella, a Chiavari-Lavagna, e del Rio Corniglia, a Vernazza, in località Corniglia.
È questo in sintesi l'esito del monitoraggio svolto lungo le coste della Liguria dai tecnici di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all'informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, che si concluderà domani con l'ultimo appuntamento in programma alla Spezia.
A parlarne, questa mattina in conferenza stampa, a bordo di Goletta Verde, Santo Grammatico, presidente di Legambiente Liguria, e Davide Sabbadin, portavoce di Goletta Verde.
Un viaggio realizzato anche grazie al sostegno dei partner principali CONOU, Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati e Novamont; dei partner sostenitori Assovetro – Endless Ocean, Ricrea, Consorzio nazionale per il riciclo e il recupero degli imballaggi in acciaio e con il contributo di Pramerica SGR (Pramerica Sicav Social 4 Future). Media partner del tour è La Nuova Ecologia.
"Premesso che il nostro monitoraggio non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali ma punta a scovare le criticità ancora presenti nei sistemi depurativi - dichiara Davide Sabbadin, portavoce di Goletta Verde - l'obiettivo di Goletta Verde è quello di restituire un'istantanea utile a evidenziare la presenza di casi cronici nei confronti dei quali urge prendere provvedimenti per non incorrere in ripetute e ulteriori sanzioni da parte dell'Unione Europea. Basti pensare che, solo per la prima, la Commissione Europea ha già condannato il nostro Paese a pagare una multa di 25 milioni di euro più 30 milioni per ogni semestre di ritardo nella messa a norma. Quella della scarsa o assente depurazione è diventata ormai un'emergenza che qualche mese fa è costata all'Italia un nuovo deferimento alla Corte di Giustizia. Senza contare che con i soldi impiegati per pagare le multe comminate dalla UE nei confronti del nostro Paese potremmo fare investimenti per potenziare il nostro sistema depurativo attraverso progetti innovativi a difesa della salute del mare e dei cittadini".
Il dettaglio delle analisi di Goletta Verde
Il monitoraggio di Legambiente (i prelievi sono stati eseguiti dalla squadra di tecnici tra il 2 e il 4 agosto) prende prevalentemente in considerazione i punti scelti in base al "maggior rischio" presunto di inquinamento, individuato sia dalle segnalazioni dei circoli di Legambiente sia dagli stessi cittadini attraverso il servizio SOS Goletta.
Foci di fiumi e torrenti, scarichi e piccoli canali che spesso troviamo sulle nostre spiagge che rappresentano i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta alla insufficiente depurazione dei reflui urbani o agli scarichi illegali che, attraverso i corsi d'acqua, arrivano in mare.
I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) e vengono considerati come "inquinati" i campioni in cui almeno uno dei due parametri supera il valore limite previsto dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e "fortemente inquinati" quelli in cui i limiti vengono superati per più del doppio del valore normativo.
In provincia della Spezia, su sette campionamenti effettuati dai tecnici di Goletta Verde, uno è risultato "fortemente inquinato" ovvero a Vernazza, in località Corniglia, alla foce del Rio Corniglia. Tutti gli altri hanno dato un giudizio "entro i limiti": a Deiva Marina-Framura, sulla spiaggia di fronte alla foce del Rio Castagnola; a Lerici, sulla spiaggia presso la foce del canale sotto le scalette della spiaggia Venere Azzura; a Sarzana Marinella, sulla spiaggia di fronte al canale; ad Ameglia, in località Fiumaretta, sulla spiaggia Fiumaretta; a Monterosso al Mare, sulla spiaggia di fronte alla foce del canale Piazza Garibaldi; e a Riomaggiore, in località Manarola, nel punto a mare presso lo scarico sotto al Belvedere.
Sei i punti monitorati in provincia di Imperia, tutti risultati "entro i limiti": a Ventimiglia, alla foce del fiume Roja, e sulla spiaggia presso la foce del torrente Nervia; a Ospedaletti, sulla spiaggia presso la foce del Rio Crosio; a Sanremo, in località Centro di Sanremo, sulla spiaggia di fronte al torrente San Romolo; a Taggia, in località Arma di Taggia, alla foce del torrente Argentina; e a Diano Marina, Borgo Paradiso, sulla spiaggia presso via delle Magnolie.
In provincia di Savona, su cinque punti campionati, è risultato "fortemente inquinato" il prelievo effettuato a Pietra Ligure, alla foce del torrente Maremola. Gli altri, invece, sono "entro i limiti" ovvero ad Albenga, sulla spiaggia presso la foce del fiume Centa; a Ceriale, sulla spiaggia presso lo sbocco del canale sul lungomare Diaz, n.161; a Finale Ligure, sulla spiaggia presso la foce del fiume Pora; e a Savona Quiliano, alla foce del torrente Quiliano.
Cinque i campionamenti effettuati in provincia di Genova, di cui due "fortemente inquinati": a Genova Nervi, nel punto di prelievo in mare di fronte alla foce del torrente Nervi, e tra Chiavari e Lavagna, alla foce del torrente Entella. "Entro i limiti", invece, il giudizio emerso dai monitoraggi realizzati a Bogliasco, sulla spiaggia di fronte a Rio Poggio; a Recco, nel punto campionato in mare, di fronte alla foce del torrente Recco; e a Santa Margherita Ligure, in mare, di fronte a Rio San Siro.
"Anche quest'anno i torrenti Maremola ed Entella si confermano malati cronici a causa della elevata presenza di cariche batteriche, oltre i limiti di legge, confermando come nella nostra regione vi siano ancora fogne non depurate, scarichi abusivi, infrastrutture depurative vetuste che rischiano di compromettere la qualità del mare, con gravi rischi non soltanto per l'ecosistema marino ma anche per la salute dei bagnanti – commenta Santo Grammatico, presidente di Legambiente Liguria – Come ogni anno per questi casi limite, tornaimo a solecitare gli amministratori a condurre analisi supplettive per comprendere l'origine del problema e risolverlo. In estate ormai non solo le località costiere ma anche quelle dell'entroterra subiscono un carico antropico maggiore rispetto a quello invernale, che incide sulla qualità degli scarichi e di conseguenza sulla rete infrastrutturale di raccolta delle acque. In maniera puntuale, segnaliamo da tanti anni i superamenti dei parametri di legge ma, purtroppo, l'inerzia la fa da padrone senza portare a risolvere il problema".
Permangono, poi, le criticità sulla cartellonistica informativa rivolta ai cittadini che, nonostante sia obbligatoria per ormai da anni per i Comuni, non viene ancora rispettata.
Indicazioni che hanno la funzione di divulgare al pubblico la classe di qualità del mare e i dati delle ultime analisi. Su ventitré punti monitorati, i tecnici di Goletta Verde hanno segnalato la presenza di questo cartello soltanto in sei punti, mentre in tre casi non campionati dalle Autorità competenti, era presente il cartello di divieto di balneazione come previsto dalla legge.
Tra i fattori inquinanti, troppo spesso sottovalutati, c'è anche l'improprio smaltimento degli oli esausti. Ecco perché anche quest'anno il CONOU, il Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati, affianca, in qualità di partner principale, le campagne estive di Goletta Verde e di Goletta dei Laghi di Legambiente.
Da oltre 35 anni il Consorzio è il punto di riferimento italiano per la raccolta e l'avvio a riciclo degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale. Nel 2018, in Liguria, il Consorzio ha proceduto alla raccolta di 7.435 tonnellate di olio minerale usato.
L'olio - che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli - è un rifiuto pericoloso per la salute e per l'ambiente che, se smaltito indiscriminatamente, può determinare gravi effetti inquinanti.
Altresì, se gestito e rigenerato secondo la prassi corretta, diviene una risorsa preziosa che torna a nuova vita sotto forma di basi lubrificanti; un esempio corretto di economia circolare.
Negli anni di attività il CONOU ha raccolto 6 milioni di tonnellate di olio usato, avviandone a rigenerazione 5,3 milioni e consentendo la produzione di 3 milioni di tonnellate di olio rigenerato e un risparmio sulle importazioni di petrolio di circa 3 miliardi di euro, ponendo così l'Italia in vetta al settore a livello europeo.
"La nostra è una missione precisa: salvaguardare l'ambiente da un inquinante pericoloso, ottimizzandone la gestione e i costi relativi in una ottica di massimo riutilizzo – ha spiegato il presidente del CONOU, Paolo Tomasi – Il nostro operato in difesa dell'ambiente, del mare e dei laghi in particolare, oltre ad evitare una potenziale dispersione di un rifiuto pericoloso, lo trasforma in una preziosa risorsa per l'economia del Paese".