Delusione al Picco per la sconfitta dello Spezia per 3-1 contro la confermata capolista Pescara di Bepi Pillon: la squadra abruzzese allunga in classifica, lo Spezia fallisce il record delle 4 vittorie interne consecutive e resta in zona play, ma a tratti questa sera allo stadio si è sperato nell’impresa per una serie di motivi.
Iniziamo a dire che il Pescara ha vinto con merito: nel calcio gli episodi fanno spesso la differenza, ma anche il differente tasso tecnico.
Nelle due squadre viste questa sera in un Picco tornato finalmente un pò più di “mezzo pieno” - con una suggestiva scenografia della Ferrovia - si è notata la differente caratura in tutti i reparti, nonché nella qualità di impostazione a centrocampo.
Se in difesa e in fase di interdizione lo Spezia può confrontarsi contro le squadre di vertice (al netto del pessimo Lamanna visto all’opera questa sera) in attacco, con o senza Galabinov, la differenza contro un avversario di peso come la squadra di Pillon si avverte tutta: Marras, Monachello e Mancuso hanno messo a ferro e fuoco la retroguardia aquilotta, particolarmente in difficoltà negli scontri diretti con Augello, mai così in imbarazzo nella fase difensiva e quasi mai pungente in fase di spinta.
A centrocampo solito onesto lavoro di interdizione da parte di Bartolomei e Crimi, ma la prova di Ricci – sostituito da un pimpante Maggiore ormai a giochi fatti – fa diubitare che il numero 8 aquilotto possa essere un giorno lontanamente paragonato a Brugman o a Memushaj, questa sera play-maker a turno nella qualità del gioco di impostazione degli abruzzesi.
Tutto da buttare dunque? No, assolutamente, di sicuro una doccia fredda contro la capolista può servire a raffreddare facili entusiasmi e frettolose ambizioni. Resta il fatto che lo Spezia di oggi è, volenti o no, Okereke-dipendente, perché il ’97 scuola Abuja è l’unico con la sua velocità a poter mettere in soggezione qualunque difesa. Di certo Galabinov, da solo, non può reggere il peso del reparto, e in panchina Marino di punta ha il solo Gudjohnsen, una scommessa forse vincente, ma anche un giovanissimo che va aspettato per non rischiare di bruciarlo.