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di Massimo Guerra - Diverbi tra il mister e Macia sul mercato di gennaio tra i motivi del divorzio.

L'esonero di Luca Gotti dall'incarico di mister delle Aquile era nell'aria da diversi giorni, ovvero dalla litigata piuttosto accesa tra lui e il Direttore generale Eduardo Macia all'indomani della chiusura del mercato di gennaio.

Gotti non le aveva mandate a dire a Macia: rispetto a quanto da lui richiesto per mantenere la squadra sopra il livello di galleggiamento, nulla di concreto era arrivato dalle trattative del manager plenipotenziario aquilotto, bravo a stravendere Kiwior (comprato da Pecini) all'Arsenal dove tra l'altro vede il campo con il binocolo, ma meno capace di rifornire la rosa dello Spezia di ciò che aveva bisogno secondo il suo coach.

Che aveva chiesto una punta centrale da alternare a Nzola, un centrocampista in grado di macinare chilometri e esperienza e un centrale per sopperire all'addio di Kiwior.

Da parte sua, Macia ha fatto l'esatto opposto, oltretutto di quanto da lui stesso dichiarato in conferenza stampa: "No giovani inesperti, prenderemo giocatori pronti per la serie A perché il primo obiettivo è la salvezza".

Detto fatto, si fa per dire: l'unico giocatore con le caratteristiche richieste da Gotti è Zurkowski, cui è stato fatto firmare il contratto prima di verificarne le condizioni fisiche, morale: è indisponibile e non si sa fino a quando, sperando che non debba sottoporsi a intervento chirurgico.

Gli innesti dell'infortunato Zurkowski, del fragile Moutinho, degli inesperti Esposito, Cipot e Krollis, del corazziere della B Wisniewski e dello stesso Shomurodov, giocatore di talento ma non prima punta, denotano una politica approssimata da parte del management tecnico, quantomeno una distanza di vedute oggettiva tra Macia e Gotti, azzerata dall'esonero del tecnico piovuto questa sera tardi, dopo le febbrili consultazioni con la proprietà americana e dopo aver ascoltato in sede, due giorni fa, alcuni dei giocatori di maggior esperienza della rosa.

Ovvio che le responsabilità del momento difficile della squadra non ricadono prevalentemente su Gotti, costretto ad arrangiarsi da inizio stagione: lo aveva detto e ripetuto già con la gestione Pecini che per salvarsi serviva un cambio adeguato per ogni ruolo in campo, l'ex responsabile tecnico ci aveva provato trovando un muro davanti a sè e prendendo il largo.

A pesare ovviamente sulla sorte di Gotti anche la latitanza del fattore "C", che aveva permesso a Motta l'anno scorso di cavare sangue buono dalle rape, al netto dei meriti del tecnico italo-brasiliano, ma anche la sfilza di infortuni che hanno letteralmente falcidiato lo Spezia alla ripartenza del campionato dopo la pausa mundial: Nzola, Bastoni, Kovalenko, Ekdal, Dragowski, Verde oltre agli acciacchi ricorrenti a Reca e Holm, tutti ko che non hanno consentito a Gotti di lavorare con la necessaria continuità.

Infine, da non dimenticare, le carenze dello stesso Gotti: ottimo teorico del pallone, fine oratore, ma decisamente troppo diplomatico nei confronti di un gruppo che deve conquistare ogni punto-salvezza come se fosse oro, e invece ne ha lasciati 12 in campo partendo da situazioni di vantaggio. E poi il modulo, sempre lo stesso, questo 3-5-2 imposto quasi come un mantra pur non avendo in Verde, Gyasi, Agudelo e nello stesso Nzola malgrado i tanti gol fatti gli interpreti adatti.

Non si sa chi sarà il mister designato a succedere a Gotti, anche se i nomi che circolano fanno riferimento sempre più spesso a uno tra Semplici, Di Francesco e D'Aversa. Probabile che la società bianca decida di lasciare in panchina il vice di Gotti, Lorieri che tra l'altro ha condotto gli allenamenti in assenza dell'ex mister operato all'anca - almeno fino alla partita contro la Juve, per sciogliere i dubbi a inizio della prossima settimana.

 

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