Un addio motivato non certo dai risultati ottenuti dal mister italo-brasiliano, capace innanzitutto di salvarsi, garantendo per la prossima stagione i proventi dai diritti tivù previsti in serie A, bravo inoltre ad imporsi come leader ricompattando il gruppo, dopo un inizio choc di stagione (unica squadra in Italia interdetta alle amichevoli pre-campionato causa Covid), il blocco di mercato (che lascia strascichi fino ad oggi sulle scelte dei papabili nuovi mister) e il mancato ingresso in rosa di Leo Sena - unico play in rosa - causa il difficile recupero dal Covid.
A provocare la rottura tra il tecnico la società, alla resa dei fatti, è stata la difficoltà dei rapporti interpersonali, in primis con il responsabile dell'area tecnica Riccardo Pecini, con il quale non c'è mai stato grande feeling sulle priorità e sulle scelte tecniche, pur nel reciproco rispetto dei ruoli difficile proseguire insieme.
L'episodio chiave della rottura va forse ricercato alla vigilia della gara di andata Napoli-Spezia: le Aquile prima della vittoria al Maradona stavano attraversando un periodo difficile, con tanti bassi (i ko con Atalanta, Bologna, Inter, e Roma) e pochi alti (la vittoria sul Toro e i pari con Sassuolo e Empoli): una situazione critica, per risolvere la quale Pecini si rivolse al suo "pupillo" alias Giampaolo, all'epoca a casa senza squadra pur rimanendo sotto contratto con i granata: dall'Abruzzo arrivò un secco "no", ma ovviamente Motta non ci rimase bene, umanamente e professionalmente, perchè essere messi in discussione palesemente non fa piacere a nessuno.
Altra critica mossa al tecnico quella di non aver adeguatamente valorizzato diversi giocatori, sia di proprietà come Antiste, Strelec, Sher, Bourabia e Podgoreanu (senza citare Nzola che fa storia a sè) sia ricevuti in prestito per essere rilanciati, come nel caso di Salcedo (cartellino dell'Inter girato dal Genoa) e Colley (dall'Atalanta). Allo stesso tempo però Motta ha puntato su altri giocatori proposti da Pecini, come Amian, Nikolaou, Reca, Kiwior (reinventato mediano).
Ora lo Spezia guarda avanti: Pecini resta, Motta va, da trovare la migliore soluzione per rescindere il contratto triennale, ovviamente sia sul piano economico (per non gravare fino al 2024 di 700 mila euro annui sulle casse aquilotte) sia sul piano professionale (per il prosieguo della carriera di Motta ovviamente meglio una risoluzione consensuale che uno stop unilaterale).
Chi guiderà le Aquile il prossimo anno per centrare la salvezza per il terzo anno consecutivo, magari con meno stress, pur considerando il persistente blocco di mercato, quantomeno per la prossima sessione nelle more della sentenza del TAS?
Nomi di potenziali mister ne circolano da alcuni giorni: da Pirlo a Bjelica a Farioli (questi ultimi sotto contratto rispettivamente con l'Osijek qualificato per l'Europa e con l'Alanyaspor), ma i pronostici sembrano puntare su Luca Gotti, alla guida dell'Udinese fino a dicembre 2021, fautore del 3-5-2 che richiederebbe una forte rivisitazione dell'organico resa impossibile dal blocco di mercato, comunque un valido allenatore, appetibile sia per le sue indubbie qualità tecniche, maturate con una lunga gavetta in panchina, senza trascurare il lato economico: nella serie A milionaria, Gotti figurava negli ultimi posti degli ingaggi, con un contratto da circa 600 mila euro l'anno, dato non trascurabile per il budget non certo da Top ten dello Spezia.
