È probabilmente vero che è stato fatto tutto Tutto molto (troppo) tardivamente.
Le Responsabilità sono ascrivibili a molti (alla politica, all’opposizione che non si è attivata per tempo, al Comitato di frazione ecc) ma è un dato di fatto che, nel corso degli ultimi mesi, dalla presentazione del progetto di “riqualificazione” (direi, piuttosto, stravolgimento definitivo) della Marina non ho avvertito, lo dico da Santerenzino, tutta la contrarietà che ho registrato oggi.
Rispetto al paventato taglio dei pini, certo, ma anche della soluzione progettuale ideata.
Con un giorno di preavviso (e neanche molta pubblicità) stamattina in piazza c’erano tanti Santerenzini critici, come dicevo, sia sul taglio degli alberi che sul progetto per l’idea che sottende: una Piazza anonima, che non contempla alcuna Marina e che trasforma il cuore pulsante del paese nell’ennesimo “non luogo” di cui non si avverte alcun bisogno.
Senza peraltro risolvere annosi problemi come la dimensione della spiaggia o il canale Lizzarella e che non rappresenta alcun valore aggiunto in termini turistici. Perché Il turista cerca caratterizzazione, identità, tradizione, vitalità, non un luogo come un altro, privo di personalità che non ha nulla da raccontare.
Un “non luogo” che potrebbe stare bene (forse) a Lucca e Pietrasanta (alle cui piazze il progetto si ispira) ma non a San Terenzo. Eppure è noto come la Marina e la Piazza Brusacà siano due entità distinte, separate da una direttrice che conduce direttamente verso l’ingresso del castello.
I Santerenzini non hanno mai immaginato una “piazza aperta” perché nessuno ne avverte il bisogno.
Magari lo avverte questa amministrazione che pare impegnata a trasformare in spazio commerciale ogni residuo baluardo sociale.
Insomma, non è vero che “tutti i Santerenzini sono d’accordo”, nè che non ci siano alternative a questa idea progettuale. Ce ne sono moltissime basti riprendere qualche elaborato del concorso di idee del 2009 ovvero lo studio di fattibilità che presentò l’Ing Testa alla Marina nel 2013).
Sindaco, fermati un attimo e ascolta la Comunità e, insieme alla Comunità troverai la soluzione che vada d’accordo con la storia del paese.
Perché ascoltare, forti delle proprie idee, è la più grande forma di autorevolezza che esista.
Ti assicuro, non è solo una questione di pini".
Michele Fiore