Egregio Sig. Sindaco,
ho assistito con grande sgomento e sconcerto alla Commissione tenutasi in merito all'ordinanza sul contenimento dei cinghiali da Lei emanata.
Secondo la Dott.ssa Niggi, l'ordinanza nasce dal fatto che l'ufficio del servizio faunistico della Regione dichiara di ricevere una o due telefonate al giorno per segnare la presenza di ungulati sul territorio urbano; a questo proposito però ci domandiamo il motivo della latitanza della stessa Regione sul tema del soccorso selvatici a fronte delle innumerevoli chiamate per gabbiani, tassi, volpi, ricci ed altri animali feriti o in difficoltà da parte di cittadini che spesso non possono che assistere impotenti alla morte degli stessi dopo essere stati "rimbalzati" da un ufficio all'altro.
Ciò che è emerso dall'incontro è che per fronteggiare il problema cinghiali sul territorio urbano saranno adottate misure non cruente e metodi diretti.
Come spiegato dal responsabile dell'Ufficio provinciale Caccia e Pesca, Sig. Dante Bertieri, tra i metodi non cruenti saranno contemplati il divieto di foraggiamento da parte dei cittadini (notoriamente causa primaria del continuo proliferare dei cinghiali, a dispetto di ciò che ritenevamo scioccamente noi animalisti, ossia il massiccio foraggiamento da parte dei cacciatori), la creazione di recinzioni metalliche ed elettriche oppure... la destinazione di eventuali capi ad aree preposte all'addestramento con i cani. Ciò significa, Sig. Sindaco, che cuccioli di cinghiali che venissero catturati saranno confinati all'interno di specifiche aree recintate, legati e dati in pasto ad aspiranti cani da caccia, che ne decreteranno la morte tra atroci sofferenze e in un'interminabile agonia. Parliamo di cuccioli perché, è evidente, cinghiali adulti o di grossa taglia avrebbero di certo la meglio sui cani dei cacciatori. Se questo può definirsi un metodo incruento abbiamo paura a chiedere quali sono quelli cruenti.
Il dubbio lo ha sciolto ancora una volta il Sig. Bertieri, annunciando che, laddove non si delinei ipotesi alternativa più opportuna, a discrezione delle guardie forestali (ma chi controlla il controllore?) si procederà con l""intervento diretto", ossia l'abbattimento.
Non solo ma, una volta catturato, il protocollo regionale non prevede che il cinghiale possa essere liberato altrove, quindi, sempre secondo Bertieri, "la strada è una sola". Allora Sig. Sindaco, quando asserisce di non aver mai contemplato misure del genere nell'ordinanza in questione le strade sono due: o è in malafede o ha apposto la sua firma in calce a un documento del quale non conosce i protocolli.
E per quanto concerne la sterilizzazione attraverso la somministrazione di anticoncezionali, da Lei paventata all'incontro sui pini di Gaggiola, il 20 giugno scorso? Niente da fare Sig. Sindaco, ancora una volta Bertieri e le guardie forestali smentiscono l'ipotesi. Perché? Semplice, l'animale, bombardato di farmaci, potrebbe poi finire sulle tavole dei cittadini come carne contaminata; quindi in sostanza, non sterilizzo perché voglio mangiare i cinghiali ma al tempo stesso ammetto che sono in sovrannumero e quindi sparo a più non posso, cadendo in un loop interminabile...
Come giustamente ha obiettato qualcuno, come mai non esiste la stessa solerzia nel valutare la salubrità delle carni bianche e rosse, comunemente vendute nei supermercati, eppure sature di antibiotici ed anabolizzanti?
Non solo, è bene ricordare che la carne di cinghiale viene spesso venduta di frodo ai locali di ristorazione, eludendo abilmente ogni tipo di controllo sanitario; grande scalpore suscitò il caso del fegato giallo, poi risultato essere avvelenato da topicida, riscontrato nei capi al termine di una battuta di caccia di selezione nel Parco di Montemarcello, dai selettori intenti a macellare il bestiame; peraltro, altra "stranezza", in barba alla legge, il Parco di Montemarcello aveva misteriosamente concesso ai cacciatori l'autorizzazione al consumo della carne derivata dalla battuta.
Non è nostra intenzione, Sig. Sindaco, dubitare della buona fede delle guardie regionali che, ne siamo certi, valuteranno l'abbattimento solo come extrema ratio; deve certo trattarsi di un caso isolato il feroce ed efferato assassinio compiuto proprio da un pubblico ufficiale in diga, con l'arma di ordinanza usata impropriamente e quindi con l'aggravio della crudeltà, ai danni di un piccolo cinghiale che, terrorizzato, si nascondeva tra gli scogli per sfuggire al suo aguzzino; poi lo sparo, impietoso, l'acqua che si tingeva di rosso, ma l'animale non riusciva o non voleva morire, e allora spari, e spari... E il sorriso del vile, alla fine della sua vigliacca battaglia, tra le risa dei compari, fieri del lauto bottino...
Concludo, Sig. Sindaco: se davvero è contrario ad un'ordinanza di sangue, rimane solo una cosa, la REVOCA della stessa.
Il mondo animalista La guarda.
p. Animalisti Italiani La Spezia
Federica Furlan