Con riferimento a quanto affermato dal Sindaco di Riomaggiore e positivamente condiviso anche da diversi cittadini sui social, corre l’obbligo morale di precisare quanto segue.
Si condivide l’affermazione secondo cui per addivenire a una fusione occorre procedere attraverso passaggi intermedi, organizzativi (a livello di uffici) e partecipativi (a livello di cittadinanza). Siamo tutti d’accordo sul fatto che nessuna fusione “a freddo” appare sostenibile né opportuna.
Ma se, in linea teorica, lo strumento dell’Unione appare il modello pensato dal legislatore per traghettare verso la costituzione di un Comune Unico, nella pratica tale strumento ha dimostrato grandissimi limiti e criticità. Nessuno può infatti negare che l’esperienza dell’Unione delle Terre Verticali sia stata, purtroppo, totalmente fallimentare. Questo non tanto per motivazioni politiche, bensì prevalentemente per ragioni tecniche, in quanto - è bene ricordarlo - l’Unione costituisce un ulteriore Ente da dover gestire (ad invarianza di risorse finanziarie e soprattutto strutturali ed umane a disposizione) in aggiunta ai Comuni che ne fanno parte. Basti pensare che, ad esempio, la fase di liquidazione dell’Unione delle Terre Verticali è stata esternalizzata perché nessun dipendente dei Comuni facenti parte aveva tempo sufficiente per occuparsene.
Di fatto le Unioni difficilmente funzionano nella pratica: nel tempo hanno dimostrato in tutta Italia (tranne rarissime eccezioni) di non essere strumenti efficaci da un punto di vista gestionale e di erogazione dei servizi al cittadino. In sintesi l’Unione rappresenta e implica una serie infinita di attività ulteriori da svolgere, di gravosi adempimenti e di ulteriori complicazioni che i dipendenti dei Comuni, numericamente già esigui non possono gestire (questo è stato, fra l’altro, ampiamente riconosciuto anche da numerosi studi ministeriali come, ad esempio, il Pacella-Milanetti-Verde “Risparmi teorici derivanti da un’ipotesi di accorpamento dei comuni di minore dimensione demografica” del febbraio 2015 pubblicato a cura del Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali - Direzione Centrale della Finanza Locale del Ministero degli Interni, per non citare le audizioni della Sezione Autonomie della Corte dei Conti).
Per tutti questi motivi, nella seduta del 31 luglio 2017 (si allega verbale della seduta) il Consiglio di Monterosso di fronte alla proposta di Riomaggiore di addivenire alla costituzione dell’Unione delle Cinque Terre ha espresso l’orientamento di privilegiare – almeno in prima battuta e in ragione delle motivazioni espresse in premessa – lo strumento più snello e più efficace delle convenzioni di servizi, non mancando però di proporre contestualmente al Comune di Riomaggiore di costituire un tavolo tecnico-politico “ad hoc” anche con Vernazza al fine di studiare scientificamente proprio la fattibilità di una Unione delle Cinque Terre.
Questo tipo di approccio, più rigoroso e responsabile, avrebbe permesso di effettuare una valida ricognizione delle risorse umane e strutturali attualmente a disposizione dei tre comuni al fine di scongiurare altri passi falsi che si sarebbero riverberati inevitabilmente in termini di mancata erogazione di qualità e quantità di servizi alla cittadinanza.
Il Consiglio monterossino ha quindi convenuto nel senso che l’Unione non è – almeno per il momento e a causa della limitazione delle risorse strutturali ed umane attualmente a disposizione dei tre comuni – la soluzione associativa opportuna, in quanto costituisce un Ente in più da governare, da costruire, da far funzionare. Una sovrastruttura che appesantisce gli Uffici comunali di altrettanti adempimenti, sovraccaricando i dipendenti di ulteriori attività e responsabilità.
Quindi, non solo Monterosso non ha chiuso le porte a Riomaggiore né intende promuovere una fusione a freddo ma, al contrario, ha formalmente espresso la volontà di creare sinergie con i Comuni delle Cinque Terre, manifestando piena disponibilità ad associare le funzioni attraverso lo strumento delle Convenzioni.
Ma da allora, oltre a rimanere ancora in attesa di un riscontro in tal senso e a non registrare alcuna concreta proposta di associazione di funzioni, apprendiamo della discussione di tali argomenti solo mezzo stampa e social.
Il Sindaco di Monterosso
Ing. Emanuele MOGGIA