Si avvicinano le elezioni e inizia la propaganda. Eppure Sarzana ha già dato in materia di architettura e architetti. Dieci anni fa si profilava l’incarico al grande Mario Botta in vista di un progetto che sarebbe passato alla storia (ed è passato alla storia) come il più inadatto e inutile per la città, e in ultimo da Botta stesso sconfessato. Nel frattempo la città è tappezzata di buche e il comune non ha soldi per i rattoppi. Con immondizia e sciatteria ovunque, la crisi epocale del commercio e un disavanzo economico senza precedenti stiamo a pensare di rifare l’immagine dell’amministrazione (non della città) e a tempo scaduto utilizzando la solita foglia di fico dell’archistar, questa volta meno roboante e più sobria di Botta, ma altrettanto nota e stimata: Stefano Boeri, celebre architetto ex candidato sindaco di Milano e ideatore dell’apprezzato bosco verticale. A piano urbanistico ampiamente scaduto e dopo un imprecisato numero di varianti non c’è alcuna ragione di avere tanta fretta, è conveniente per tutti aspettare le elezioni e poi si varerà un piano misurato, partecipato condiviso, come nelle migliori democrazie. Lasciando agli architetti il tempo necessario per studiare i luoghi, gli spazi e le culture e ai cittadini la possibilità di intervenire ai dibattiti pubblici per orientare tecnici e politici.
Questo è quanto abbiamo imparato dal prof. Magnaghi (intevenuto pochi anni fa in Comune per spiegarci cosa sono e come si sviluppano i piani partecipati) e noi cittadini diligenti abbiamo preso appunti. Questa è la posizione di Sarzana per Sarzana.
Nel frattempo partecipiamo increduli alla ricostruzione dell’hotel Laurina a fronte di una città ignara di che cosa accadrà, quanti metri cubi in più di cemento avremo e quanti metri quadrati in meno di spazio pubblico (la piazza) e quanto salirà in altezza rispetto al precedente: per un manufatto del tutto privato e nell’interesse dei privati, non un bene comune o per il bene pubblico. E osserviamo esterefatti la variante in corso d’opera del Park della cattedrale, nell’orto cinquecentesco dei domenicani, frutto della più totale scelleratezza urbanistica e culturale
Roberto Mazza
SarzanaPerSarzana