“Il fatto che alcuni abbiano meno affinché altri prosperino può essere utile ma non è giusto”: lo ha scritto non un pericoloso estremista, ma John Rawls, filosofo liberale attento all’eguaglianza. Rawls, se lo attualizziamo, ci spiega che un partito -come il Pd- che ha perso questo orizzonte non è un partito di sinistra. Il partito dell’abolizione dell’articolo 18 e del Jobs Act è un partito di centrodestra, ha scritto Alberto Asor Rosa.
Ecco perché, dieci anni dopo, il Pd si conferma un esperimento fallito. Che ha perso tutte le elezioni nazionali e locali, ha dimezzato gli iscritti e i votanti alle primarie, e ha sempre meno appeal tra i giovani. Non è tutta colpa di Matteo Renzi: con lui vengono condotti a esiti estremi germi presenti fin dall’inizio. Il partito “non ideologico” di Walter Veltroni era in realtà imbevuto dell’ideologia neoliberista: esaltazione del ruolo dell’impresa, condanna del conflitto e sradicamento sociale.
Il Pd non è un partito di sinistra anche per un altro motivo: non è, come è sempre stata la sinistra italiana, l’argine alla deriva della democrazia. Perché ha cercato di sporcare la Costituzione con un plebiscito e perché sta imponendo una legge elettorale che è il simbolo dell’arroccamento di partiti chiusi nel bunker alla ricerca dell’autotutela.
Il Rosatellum è orribile e porterà a un’altra scissione del Pd, ha scritto Emanuele Macaluso. I parlamentari sono nominati dai capi dei partiti: il 64% con il proporzionale, il 36% con l’uninominale maggioritario. Due sistemi basati su logiche opposte, e senza il voto disgiunto: chi vota il candidato nell’uninominale ha il voto calcolato anche per eleggere i candidati nelle liste proporzionali a lui collegate. La libertà dell’elettore viene coartata. Il solco tra governanti e governati si allargherà ancora. Nessun partito avrà la maggioranza, ma tutti avranno le mani libere: il Pd si prepara all’alleanza con Forza Italia, anche se il vento in Europa non favorisce le “grandi coalizioni” ma semmai la destra. L’astensionismo crescerà. Una parte della protesta verso la politica troverà uno sbocco politico nel M5S: è una fortuna rispetto al resto d’Europa. E la sinistra fuori dal Pd? E’ priva di una spinta ideale e di un sostegno popolare. Potrà salire sulla montagna che ha di fronte solo imboccando con coraggio la via della partecipazione: non servono i vecchi film, bisogna costruire qualcosa che non c’è.
Giorgio Pagano
Cooperante, già Sindaco della Spezia