Massimo Federici domenica sera era giustamente triste, scontento per la sconfitta: conoscendolo, sarà anche stato impegnato a valutare errori e responsabilità proprie, prima che altrui, riguardo alla notte da incubo che ha segnato il tracollo del PD spezzino.
Certamente l’onestà intellettuale dell’uomo che ha guidato il Comune per dieci anni lo avrà portato a diverse considerazioni amare, non ultima quella relativa a una sconfitta che già al primo turno aveva trovato nelle sue parole una sorta di interrogativo filosofico legato al “clima” che, obiettivi e lavoro svolto a parte, rendeva evidente che ci fosse una sorta di “rigetto” trasversale nei confronti del partito che lui rappresenta.
Il problema è che gli errori commessi, e in parte ammessi, dal Sindaco uscente, sono solo una parte, probabilmente minoritaria, di tutto ciò che ha portato alla sconfitta definita storica da più parti. Certo che la Giunta ha commesso errori, ci mancherebbe, ma il dato nazionale fa capire altresì che le responsabilità vanno condivise e ammesse anche a livelli più alti. Lo scaricabarile, tipico dell’italiota con responsabilità in qualsiasi ambito, è sempre di moda e rischia di essere sbattuto in faccia agli elettori con la solita “paraculaggine” tipica della classe politica.
Vediamo di chiarire qualche punto, giusto per essere obiettivi: se le responsabilità del Sindaco ci sono, vanno ammesse e analizzate. Se fosse solo il primo cittadino l’unico responsabile, sarebbe semplice toglierlo dai giochi e passare oltre: ma così non è. Le scelte incomprensibili effettuate dalla Giunta uscente, come quella ad esempio di tagliare gli alberi (seppur malati) della Scalinata Cernaia in piena campagna elettorale, dimostrano una miopia e un’arroganza che non hanno una spiegazione logica se non una accentuata pulsione masochistica. Le scelte politiche che hanno preceduto queste elezioni amministrative, come quella di non fare le primarie di coalizione ad esempio, restano responsabilità di chi, sia alla Spezia sia a livello nazionale, ha fatto di tutto per seguire una linea che si è rivelata davvero azzeccata: azzeccata sì, per perdere però.
La parte renziana del PD e anche quella rappresentata dal Ministro Andrea Orlando dovrebbero ammettere una volta per tutte che le faide interne hanno portato a questo risultato, amplificato da quello nazionale che li ha visti perdenti su tutta la linea.
Non basta che il segretario nazionale Matteo Renzi sia praticamente scomparso durante questa campagna elettorale (segno inequivocabile che il vento catastrofico lo aveva ben fiutato) e abbia minimizzato la sconfitta con poche parole per poter evitare di essere chiamato in causa. La netta sensazione che il Partito Democratico sia diventato un soggetto “antipatico” a prescindere dalle proposte politiche, non è una novità, anche se sono in pochi a dirlo con chiarezza.
Questa antipatia diffusa, trasversale, netta, in crescita anche in ambito locale e trasferita su chi incarna, quasi fosse un avatar, il renzipensiero, l’aria di superiorità della dirigenza, l’arroganza di chi pensa di rappresentare la sinistra senza pagare scelte politiche se non di destra quantomeno liberali, restano, a mio avviso, le responsabilità principali di chi questa sconfitta ha meritato, come nel caso del referendum del 4 dicembre scorso.
“Un uomo può fallire molte volte ma non diventa un vero fallimento fino a che non comincia a dare la colpa a qualcun altro” (William Burroughs). Questa è la filosofia corrente, altro che definire “beceri” quelli che ti sconfessano in cabina elettorale. Chi si maschera dietro la definizione “sinistra” e poi ottiene a colpi di maglio risultati che nemmeno il Berlusca dei tempi d’oro si sognava (Jobs Act – Articolo 18 – Riforma della Scuola – voucher – banche, ad esempio) non può stupirsi se “quelli lì sono sempre a dire no”.
Ora che la sinistra è divisa fra una sinistra frammentata e un partito che di sinistro ha solo ormai l’atteggiamento, come si può dare la colpa del tracollo al Sindaco uscente? Massimo Federici ha fatto sicuramente degli errori, cosa che per altro capita a chi cerca di fare e impossibile per chi resta immobile come nella “miglior tradizione italiana”; detto questo però non si dica che la responsabilità è tutta sua, rendendolo il capro espiatorio (anche questo nella miglior tradizione anche spezzina) di tutti i mali del mondo o del Golfo degli ipocriti.
Ora Federici farà altro nella sua vita, come ha annunciato nei mesi scorsi. Chissà se i corresponsabili faranno altrettanto?