5 anni di opposizione e non sentirli. Giulio Guerri tira le fila di un mandato da consigliere all’opposizione incontrando da Caran i cittadini della Chiappa, che non gli risparmiano domande, richieste di chiarimenti, proteste, ma anche incitamenti a proseguire sulla sua strada.
Sullo sfondo resta la rivendicazione di aver fatto sempre una strenua opposizione alla giunta Federici, con uno slogan che ne è la diretta conseguenza: “La scelta migliore che oggi gli spezzini possono fare – esordisce Guerri – è votare le liste che sostengono la mia candidatura (Per la nostra città e Un rinascimento per La Spezia, ndr). Per un dato oggettivo: in questi anni la nostra città è stata mal amministrata, e gli unici che hanno fatto instancabilmente opposizione a questa amministrazione siamo noi. Questa è semplicemente la verità”.
E gli altri candidati in competizione con Paolo Manfredini? “Se vogliamo mandare a casa chi ha mal governato, non si può pensare di passare il testimone a chi non ha saputo o voluto fare opposizione”.
Ma il tema della raccolta differenziata porta a porta, contro cui Guerri ha promosso una raccolta firme, viene a galla subito: “Dopo cinque anni possiamo parlare di un bilancio disastroso. E noi siamo stati i primi a far notare che quello non era il metodo giusto per la raccolta dei rifiuti”.
Attenzione però: il gruppo di Guerri non si dice contrario alla raccolta differenziata tout court, ma a questa sì. La soluzione proposta è invece quella dei cassonetti rionali, che non costringerebbero gli spezzini a tenersi la “rumenta” in casa, ma nel contempo non sacrificherebbero la differenziata: “Anche noi vogliamo fare la raccolta differenziata, ma non con il porta a porta, che consideriamo un grande errore. Bisogna sfatare l’equazione raccolta differenziata uguale a porta a porta”.
Guerri non disdegna nemmeno un occhio attento alle difficoltà del commercio, proponendo alcune misure per andare incontro agli esercenti: “Vogliamo attuare degli sgravi fiscali per i commercianti: bisogna intervenire su una Tari che è disumana, sulla tassa di occupazione del suolo pubblico, oltre ad abolire la tassa sulle insegne”.
Anche la sicurezza non viene trascurata, nel programma elettorale di Guerri: “Interi quartieri della città sono andati via via fuori controllo, con fenomeni di spaccio e vandalismo – spiega il candidato sindaco – Noi le soluzioni le abbiamo: bisogna dotare la città di un sistema di videosorveglianza ventiquattr’ore su ventiquattro. Inoltre secondo noi il sindaco deve farsi promotore di un processo di riorganizzazione del controllo del territorio, con pattugliamenti interforze e la possibilità di utilizzare a questo scopo anche la polizia municipale”.
Secondo Guerri è solo “un problema di volontà, di riorganizzazione del lavoro, non di mancanza delle risorse”.
Quanto al tema della salvaguardia dell’ambiente, Guerri punta il dito contro quella che definisce “un’arma di distrazione di massa”: la chiusura (prevista) della centrale Enel Eugenio Montale nel 2021. “Il vero problema è che continueremo a respirare carbone – osserva – perché nel 2013 è stata rilasciata un’apposita autorizzazione a Enel per continuare a bruciarlo. Questa amministrazione ha autorizzato altri otto anni di carbone alla Spezia!”.
In caso di chiusura, però, “prima di pensare a qualsiasi riutilizzo dell’area – precisa Guerri – Enel deve attuare delle bonifiche, che sono costosissime e complesse”.
Ma Spezia non è solo sinonimo di Enel, purtroppo: “I siti inquinati sono tantissimi – aggiunge il consigliere comunale uscente – Pitelli ad esempio non è solo una discarica, ma quindici, almeno contando quelle conosciute. E di queste quindici nessuna è stata sottoposta a bonifica, tranne quella di Ruffino. Lì dentro c’è l’area di Saturnia, dove per far guadagnare soldi all’Acam è stata riaperta la discarica: una delle più grandi vergogne di questi cinque anni di Federici”.
Prima di un applauso liberatorio, che lo saluta in uno dei quartieri con il maggior numero di suoi sostenitori, Guerri non tralascia neanche il pasticcio del terzo lotto della Variante Aurelia, con il cantiere ancora bloccato e i lavoratori in cassa integrazione: “Se deve portare alla distruzione di un territorio, è meglio che non si faccia. Andare a scavare in quella zona, sotto le colline di Carozzo, rischia di causare gli stessi disagi che ci sono stati vent’anni fa a Marinasco”.