Spezia non è più la città che vedeva la propria economia legata moltissimo al pubblico e all’ Arsenale militare e che aveva un tessuto produttivo che si basava nella sostanza sulle commesse del settore pubblico.
Oggi Spezia si fonda su un sistema di economia mista che ha visto crescere moltissimo il settore turistico e tutto l’indotto che vi ruota attorno.
Un settore che può e deve essere potenziato aumentando e migliorando l’offerta turistica, creando una un’unica cabina di regìa che, sfruttando le potenzialità del “brand” delle 5 terre consenta alla città di poter beneficiare di quelle criticità che realtà così delicate come le 5 Terre si trovano a vivere per un afflusso divenuto ormai insostenibile di turisti e visitatori. Spezia può essere un fine per il turista e non solo un mezzo per raggiungere le 5 Terre. Per far si che ciò avvenga, serve organizzare i flussi turistici ed orientarli. Serve un'unica regìa turistica che coordini i vari attori protagonisti, un piano di marketing territoriale, la messa in rete delle attività del settore extra alberghiero per un’offerta ricettiva integrata.
Siamo per la difesa, il consolidamento e lo sviluppo del Polo Marconi, un'eccellenza di una città che può ambire anche ad avere una vocazione universitaria settoriale.
Occorre offrire sostegno, economico ma anche logistico, in termini di semplificazione, sburocratratizzzione e abbattere la tassazione d’impresa per l’imprenditoria giovanile, stimolando, anche grazie al recupero di spazi fisici e intercettando linee di finanziamento UE, nascita e sviluppo di start up tecnologiche (poche, ad oggi, nella nostra Città) e incubatori di impresa.
A tal fine occorrono servizi e sportelli dedicati che offrano informazioni, consulenze e mettano in contatto le varie realtà interessate.
Serve rafforzare e stabilizzare il lavoro legato all’industria.
Fincantieri, ad esempio, deve assumere nella nostra città, offrendo l’opportunità di un lavoro sicuro e stabile ai giovani del territorio.
Così come il recupero all’industria innovativa e pulita dell’Area Enel deve rappresentare un’occasione di sviluppo e crescita industriale ed occupazionale e non un’occasione persa.
Serve stimolare il settore della “green economy”: pensiamo alle infinite opportunità che potrebbe offrire Spezia se diventasse una moderna Smart City (occorre a tal fine portare avanti il progetto “Spezia 2020” ma pensiamo anche alle opportunità che offrono i Fondi Europei per poter garantire ad esempio la formazione di operatori agricoli specializzati nel recupero del territorio ovvero nella valorizzazione dei prodotti territoriali e delle produzioni tipiche il cui mercato è in espansione.
E’ stato fatto altrove, con progetti rivolti ad under 35 disoccupati, inoccupati oppure occupati in forme di contratto precario, che hanno portato alla nascita di cooperative, ditte individuali e hanno offerto posti di lavoro.
Serve investire nella Blue Economy che non si basa solo sull’innovazione, ma anche su nuovi modelli produttivi che mirino ad economia marittima sostenibile.
Attraverso il “ciclo blue” attraverso il ciclo blu, che significa pesca, mitilicoltura, trasporto via mare, settore crocieristico, insomma tutto ciò che ruota attorno al mare, si possono creare infinite opportunità dedicate ai giovani spezzini.
Parliamo di un settore che occupa 5,4 milioni di europei tra cui 185.000 imprese italiane per 835.000 posti i lavoro e che può essere perfettamente integrabile nella nostra città.
Spezia può e deve diventare la città in cui i giovani spezzini decidono di vivere perché esistono le possibilità occupazionali e la qualità della vita che consentono loro di far crescere qui i propri figli