"In una città dove sia la parola decoro, che la parola rispetto hanno perduto ormai ogni significato, è ovvio che anche il fenomeno Movida venga trattato dai nostri amministratori proponendo soluzioni ambigue, inconcludenti e insignificanti.
In realtà la Movida andrebbe semplicemente inquadrata in un quadro più vasto che riguarda il decoro, l’ordine pubblico, la normale convivenza. In centro come altrove.
Convivenza che è normalmente, in qualsiasi società evoluta, tutelata dalle leggi e da chi (chiamasi amministrazioni e strutture da questa dipendenti) tali leggi sono deputati a fare rispettare.
Di tutto ciò tuttavia i nostri amministratori non parlano. Parlano di alcol test tramite postazioni della Cri. Ma omettono di dire che a monte di un ubriaco c’è chi gli ha venduto l’alcol. Probabilmente in modo illegale e senza che nessuno abbia controllato.
Si parla di orari, ma non si parla di rumore e di sostenibilità (in termini di decibel). Non si parla insomma del diritto che ogni cittadino dovrebbe avere, chiusosi la porta di casa alle spalle, di vivere serenamente. Più o meno a tutte le ore, tanto più quelle notturne.
O di curarsi il più serenamente possibile a casa sua (se malato).
O di studiare, se studente. Di tutto ciò non si parla.
Non si parla di sfruttare la tecnologia, per migliorare l’impatto che il fenomeno ha sulla collettività, tramite per esempio i teloni fonoassorbenti per tutte le postazioni esterne dei vari locali.
Non si parla di uno studio dei flussi, in modo da poterli condizionare, nel corso delle serate creando eventi in location meno inglobate nel tessuto cittadino come il parco della musica o il lungomare.
E’ chiaro infatti che se, a un certo punto della serata, ci fosse la possibilità di far spostare molta della folla presente in centro su zone diverse, il centro stesso potrebbe iniziare a vivere anche di una ”altra movida”.
Quella magari delle famiglie, dei bar (e non necessariamente dei Discobar), dei ritrovi, magari anche degli eventi culturali.
Si può fare.
Si può insomma lavorare su una forma di “Movida sostenibile” unicamente usando la tecnologia e un po’ di creatività, fermo restando insostituibile una copertura organizzativa fatta di forze dell’ordine, piccoli presidi di pronto soccorso, e di tutto ciò che serve insomma quando si pensa di dover fronteggiare una moltitudine di persone che si accentrano in pochi migliaia di metri quadri…
Nessuno vuole combattere la Movida purchè essa non significhi una città per ore “fuori legge”.
Fuori legge per i limiti acustici e fuori legge anche e soprattutto per quanto riguarda la sicurezza".
Massimo Baldino (Effetto Spezia)