I due esponenti PD scrivono: "Avremmo preferito non intervenire per commentare le parole di don Giulio Mignani sul fatto che lo sportello anti-gender della Regione Liguria sia uno strumento discriminatorio - anche se le condividiamo in pieno – perché crediamo non sia giusto che la politica giudichi ciò che pensa un parroco sull'amore e sulla famiglia, a prescindere dalle legittime posizioni, anche differenti, che la Chiesa possa avere su argomenti sensibili come questi. Poi però abbiamo letto la presa di posizione del consigliere comunale di Bonassola Rosson, di Fratelli d'Italia, (cliccate qui) e allora non ce l'abbiamo più fatta. Parole di un livore sconcertante. Per quel che ci riguarda, crediamo che un parroco vada giudicato per ciò che fa sul territorio e per come sa affrontare i problemi delle persone, soprattutto in un momento difficile come questo, in cui la Chiesa rappresenta un punto di riferimento importante per i più deboli. E da quel che ci risulta don Mignani è un prete molto impegnato nei confronti della propria comunità".
"E' brutto - proseguono Paita e Michelucci - vedere che un politico se la prenda così con chi tutti giorni si fa carico di questioni importanti come la povertà e l'inclusione, soltanto perché ha una posizione diversa dalla sua sulla famiglia. In fondo don Mignani ha detto una cosa semplicissima: quello sportello discrimina alcune persone.
A nostro parere la Giunta Toti, invece di sprecare i soldi dei liguri con uno strumento come questo, potrebbe occuparsi dei problemi reali dei cittadini, magari istituendo sportelli sull'adolescenza per affrontare le criticità con cui devono fare i conti tutti i giorni i nostri ragazzi o sportelli contro la violenza sulle donne, un argomento che è purtroppo sempre di grande attualità. Questa destra retrograda, purtroppo, pensa solo ad alimentare le paure di una piccola parte del suo elettorato e a fare battaglie ideologiche, che non incidono sui problemi reali dei liguri".