Negli ultimi mesi abbiamo riscontrato presenze anomale di branchi di lupi e cinghiali in Val di Vara e Val Petronio. In più circostanze abbiamo ribadito che tali presenze oltre a causare danni enormi sotto il profilo economico alle aziende agricole, sono oggetto di pericoli sanitari. Lo segnalano Coldiretti Genova e Coldiretti La Spezia, con i presidenti Valerio Sala e Sara Baccelli.
"Ci risulta - proseguono i presidenti - da un rapporto del Ministero della Salute che nel territorio Ligure abbiamo avuto casi di contagio da trichinellosi. Come sempre gli imprenditori agricoli assistono impotenti alla distruzione dei raccolti. In più circostanze abbiamo proposto in tutte le sedi Istituzionali della Liguria soluzioni concrete per ridimensionare il diffondersi della fauna selvatica. Più volte abbiamo cercato di creare dei tavoli di concertazione con le autorità preposte per mettere in campo soluzioni concrete. Ma non cambia mai niente. Coldiretti si interroga sulle motivazioni che spingono a non affrontare con determinazione ed intelligenza il problema. Non vogliamo mettere sul banco degli imputati nessuno, vogliamo solo capire le motivazioni che spingono a non prendere delle misure di contenimento efficaci ed efficienti relative alla fauna selvatica. Questo è un appello che lanciamo non solo alle forze politiche che siedono in Consiglio Regionale, ma ai Sindaci, alle Forze di Polizia Provinciale, agli Enti Sanitari, a tutti coloro che su questo aspetto hanno direttamente o indirettamente dei ruoli. E ci rivolgiamo anche alle associazioni dei cacciatori e degli ambientalisti. Vogliamo affrontare una volta per tutte e in modo concreto la questione? Abbiamo la volontà di istituire un tavolo tecnico - scientifico, per definire un piano organico di intervento, coinvolgendo anche le rappresentanze del mondo venatorio e ambientalista? Se non lo facciamo, se non affrontiamo il problema, continueremo a rimpallare le responsabilità dagli uni agli altri. Continueremo a dire ai produttori o a chi ha subito danni o perdite di produzione, che la responsabilità è dell'uno o dell'altro".
Ancora Sala e Baccelli: "Non è risarcendo i danni che si risolvono i problemi, ma solo con la prevenzione e un piano strategico possiamo mettere in sicurezza il territorio, la salute e chi della propria attività fa una fonte di reddito. Probabilmente questo aspetto non tocca ancora nel profondo della coscienza chi ha in qualche modo voce in capitolo. Non vogliamo essere polemici nei confronti della politica, sarebbe troppo facile: le nostre sono semplici considerazioni che hanno come obiettivo, quello di creare i presupposti politici per un confronto sereno con tutte le parti in causa. Il problema della fauna selvatica non può essere in modo non unitario: tutti quanti dobbiamo collaborare. Non possiamo pensare che un solo politico o una sola parte della politica affronti una criticità di questa portata. Ci vuole ben di più, indipendentemente dalle proprie ideologie politiche, indipendentemente da chi si rappresenta, indipendentemente dai propri pur legittimi interessi. Dobbiamo affrontare la questione con un'attenzione che tenga conto degli interessi comuni". La richiesta di Coldiretti è "realizzare un tavolo tecnico-scientifico permanente, di indirizzo politico, a supporto dell'Assessore Regionale all'Agricoltura, che vagli tutte le proposte, tecniche, scientifiche, politiche sinora sottoposte, al fine di promuovere interventi univoci ed efficaci".
"Non abbiamo più intenzione di aspettare - conclude Domenico Pautasso, direttore Coldiretti La Spezia e Genova - Non possiamo più tacere e indugiare, non possiamo più fare gli 'Osservatori dell'Onu' mentre la nostra gente subisce quotidianamente dei danni. Riteniamo che il tempo sia scaduto. Se, in tempi relativamente brevi, ci accorgeremo che le nostre proposte non avranno trovato riscontro, vorrà dire che troveremo altre forme di reazione, sicuramente di carattere giuridico".