In tutta la provincia di La Spezia purtroppo centinaia di dipendenti della grande distribuzione e non solo trascorreranno la giornata di oggi, 25 Aprile, al lavoro. Troviamo assurdo che la logica della liberalizzazione possa prodursi fino alle sue estreme conseguenze, sottomettendo alla ricerca del profitto il rispetto dovuto ai valori della Resistenza. Presumibilmente non saranno coinvolti solo i lavoratori e le lavoratrici di queste aziende, ma anche gran parte dei fornitori della loro filiera. Tutto questo è inaccettabile, inaccettabile che lavoratrici e lavoratori non possano festeggiare il giorno della liberazione d'Italia dal nazifascismo. Questo comportamento è figlio della rimozione dei fondamenti antifascisti della Repubblica, portato avanti con solerzia negli ultimi vent'anni. Il 25 aprile non è un giorno come gli altri, cooperative e aziende non dovrebbero seguire la logica del profitto a tutti i costi: questo i dirigenti dovrebbero saperlo bene. Dovrebbero; ma evidentemente c'è bisogno che qualcuno glielo ricordi. Il vergognoso andamento degli ultimi anni è stato favorito della folle normativa sul commercio approvata dal governo Monti con il voto di Pd e centrodestra. In nessun Paese europeo vige un regime di liberalizzazioni simile, che permetta di aprire 365 giorni l'anno, 24 ore su 24. Il far west di aperture e orari si traduce in iper-sfruttamento dei lavoratori della grande distribuzione e crisi dei piccoli esercenti, un iper-liberismo che distrugge i legami sociali. Oggi possiamo fare un primo bilancio di questa "geniale innovazione" fatta in barba alle esigenze dei dipendenti della grande distribuzione, dei piccoli commercianti e dei clienti, e il risultato è sotto gli occhi di tutti: aumento delle chiusure dei piccoli negozi di vicinato e perdita di diritti e salario per i lavoratori e lavoratrici del settore. Ovviamente la crisi non conosce giorni di festa o lavorativi, e pertanto chi gli euro non li ha non può spenderli mai. E così le aziende chiudono, i disoccupati aumentano, il potere di acquisto diminuisce, e non è certo liberalizzando le aperture dei negozi per il 25 aprile, 1 maggio, e domeniche, che si possono rilanciare i consumi. Il sistema avrebbe bisogno di ben altro! L'Italia è il paese europeo con le ore più lavorate in questo settore ed è un paese con un tasso di precarietà elevatissimo, pertanto le occasioni per spendere i soldi, quei pochi che ci sono rimasti, erano più che sufficienti senza andare a ledere ancor di più i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, e a costringere i negozianti di vicinato a passare le poche ore libere nei propri negozi per cercare di mitigare la sproporzionata concorrenza della grande distribuzione. Invitiamo i lavoratori, assieme a tutte le cittadine e i cittadini della provincia, ad unirsi a noi e a quanti in queste ore stanno esprimendo pubblicamente l'indignazione per queste "aperture straordinarie"; riservandoci, oltre alla campagna di informazione che abbiamo già iniziato, ulteriori iniziative nei mesi a venire.