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Michele Santoro e Bice Parodi presentano Pace, Terra e Dignità: “le Armi ci tolgono la voce” In evidenza

di Marina Lombardi – La lista è presente nella Circoscrizione nord-ovest per le europee con la candidata Bice Pardi.

Circa duecento persone alla presentazione della lista Pace, Terra e Dignità, che si è tenuta ieri pomeriggio in Piazza Mentana, luogo simbolo, dove dall’inizio della guerra in Ucraina, ogni lunedì si tiene un presidio in nome della pace.

Alla Spezia Michele Santoro insieme a Bice Parodi, la candidata genovese alle elezioni europee per Pace, Terra e Dignità nella circoscrizione Nord Ovest. Parodi, figlia di Piera Sonnino, sopravvissuta ad Auschwitz, è responsabile dell’Associazione Italia Cuba di Genova e firmataria tra gli altri dell’appello “Voci Ebraiche per la Pace”.

“L’eredità che ha lasciato mia mamma è stata quella di dire ‘quello che è successo alla mia famiglia non dovrà mai succedere ad altri’ – racconta la candidata - e quando tornò a Genova le fu chiesto se volesse andare a stare in Israele, ma lei era italiana e voleva restare in Italia, le sembrava giusto così. Oggi il peggior nemico degli ebrei nel mondo è Israele. In questa lista vedo un modo per parlare della questione palestinese”.  

I primi temi del programma elettorale della lista sono dedicati alla pace: fermare l’invio di armi in Ucraina e l’immediato cessate il fuoco e stop al genocidio in Palestina. Tematiche che Michele Santoro affronta in piazza con approfondimenti e spiegazioni a sostegno della propria tesi e che riceve un sentito appoggio dagli spezzini presenti.

Tocca poi il tema molto caro agli spezzini, la Sanità, in una Liguria che prova a restare in equilibrio - non solo dopo i fatti di Genova che hanno portato all’arresto del Governatore Toti - ma in un territorio che aspetta da anni la risoluzione del problema della sanità. “Ci sono milioni di persone che stanno rinunciando a curarsi, a Genova se li curano i denti? – aggiunge ironicamente - i politici stanno in coda per salire sugli yacht e non si levano nemmeno le scarpe”.

Una politica che non lo ha mai stupito perché “sapevo che la politica era così, ma la guerra no. È qui il problema, la guerra non deve essere politica. La guerra mi rimette in campo perché non ce la posso fare a vedere tutti questi morti capite? Non ce la posso fare senza reagire, non posso rimanere inerme”.  

“Chi siamo noi? Siamo quelli del 4%? Chissene importa, noi siamo esattamente i bambini di Gaza, siamo le mamme dei soldati russi che muoiono e di quelli che stanno combattendo al fronte e vanno ad accendere i ceri dentro le Chiese ortodosse per chiedere di tornare a casa vivi. Siamo le mogli dei soldati ucraini, siamo i giovani ucraini che si buttano nel fiume ghiacciato per non combattere. Siamo anche gli israeliani che assediano il palazzo di Natanyahu per dirgli di far tornare gli ostaggi a casa. Siamo tutte queste cose qui”.  

“Le armi sono quelle che ci tolgono la voce, ci tolgono la democrazia e ci tolgono anche la politica. Noi siamo quelli che hanno deciso di riprendercela la politica, anche al 4%, ma ci siamo messi in cammino e non ci fermeranno più” conclude il giornalista.  

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