“Per non applicare la legge Bolkestein la Regione punta alla proroga di un anno scaricando le responsabilità sui Comuni: in questo modo si creano disomogeneità tra le diverse località della Liguria a seconda del colore politico delle amministrazioni e, soprattutto, senza una regia regionale non può essere affrontato il tema cruciale di come venga utilizzato il litorale. Noi ribadiamo il diritto di tutte e di tutti ad avere un accesso garantito ad una percentuale minima di spiagge libere uguale in tutti i Comuni della Liguria”.
Così i consiglieri regionali della Lista Sansa Ferruccio Sansa, Selena Candia e Roberto Centi, in vista della prossima scadenza del 31 dicembre per la direttiva Bolkestein.
“L'eccessiva parcellizzazione della responsabilità, scaricando di fatto tutto sui Comuni, è dannosa perché i sindaci si schiererebbero a favore o contro sulla base del colore politico delle amministrazioni e delle pregiudiziali che hanno – spiega Roberto Centi -. Il problema però è serio e va affrontato nel suo contesto generale con una regia della Regione”.
Secondo i dati ottenuti da un accesso agli atti della consigliera Selena Candia, il 53% del totale degli arenili della regione sono in mano ai privati, il 10% sono liberi attrezzati e il 36% liberi. Entrando nello specifico dei singoli Comuni emerge, però, che ben 21 su 63 non rispettano la soglia minima del 40% di spiagge libere (libere attrezzate e libere) garantite. “Andrebbe verificato quanto rimane di realmente libero nelle spiagge in cui coesistano le concessioni con le 'cosiddette aree libere attrezzate', visto che in molti casi sono equiparabili agli stabilimenti privati – aggiunge Roberto Centi -. Nello specifico della provincia spezzina la percentuale totale minima del 40% di spiagge libere è rispettata, ma ci sono diverse storture andando a scandagliare Comune per Comune. A Porto Venere ad esempio nel conteggio dell'arenile libero viene calcolata l'intera superficie dell'isola Palmaria; a Sarzana mancano i dati (o per mancata comunicazione o perché Comune sprovvisto di Pud, il progetto di utilizzo del demanio marittimo) e a Lerici con 'libera attrezzata' vengono conteggiati degli stabilimenti che si comportano a tutti gli effetti come i privati in concessione”.
“Il mare e l'accesso alle spiagge libere sono un diritto di tutti. Lo diciamo da anni – sottolinea Ferruccio Sansa -. In Liguria questo diritto non è rispettato. Ci sono persone che non possono permettersi di pagare fino a 50 euro al giorno per godersi il nostro mare. L'uguaglianza si fa valere anche così, sulle spiagge”.
“Noi auspichiamo che ci sia un ripensamento su come viene utilizzato il litorale in Liguria, garantendo almeno il 40% di spiagge libere in tutti i Comuni – afferma Selena Candia -. C'è una legge regionale che dovrebbe garantire questa percentuale ma oggi è disattesa in 21 Comuni, arrivando ai casi limite, in località molto turistiche, in cui la percentuale di spiagge libere è ben sotto il 20%”. “Inoltre la decisione di continuare a prorogare la scadenza non andando mai a gara – aggiunge Candia – non permette di valorizzare gli stabilimenti e le persone che hanno davvero investito sul territorio. Sarebbe utile, invece, valutare queste imprese secondo criteri che vadano dalla qualità dei posti di lavoro offerti fino all'aspetto ambientale, in modo da poter premiare, ad esempio, gli stabilimenti plastic free e quelli che utilizzano solo energie rinnovabili”.