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“C’è il rischio nei prossimi anni di avere cibo di qualità solo per i ceti più alti” intervista a Marco Campomenosi In evidenza

 di Marina Lombardi – “I nostri prodotti. La nostra identità “agroalimentare locale e la dieta mediterranea di fronte alle sfide globali”.

Il dibattito che da giorni incendia gli animi sul disegno di legge che vieta la produzione e l’immissione sul mercato della “carne sintetica” ( o meglio, carne coltivata), apre il dialogo della presentazione dell’iniziativa sull’agroalimentare, organizzata dell’europarlamentare Marco Campomenosi, capodelegazione Lega al Parlamento europeo, Gruppo ID.

All’evento, svolto al Loggiato di Gemmi, partecipano anche la Senatrice della Lega Stefania Pucciarelli e la Sindaca di Sarzana Cristina Ponzanelli che afferma “abbiamo delle eccellenze culinarie straordinarie, che rendono le nostre comunità attrattive e sane, per i cittadini e per chi viene da fuori. Perché la qualità è un segno distintivo”.

In proposito, ecco qualche domanda sulla situazione agroalimentare all’onorevole Marco Campomenosi:

1. Onorevole, oggi un convegno su agroalimentare e politiche europee. Da molte associazioni di categoria si parla di un Made in Italy spesso messo in pericolo in sede Ue. Com’è la situazione? 

“Si di là delle singole iniziative della commissione europea che non ci convincono sulla carne sintetica, contro gli allevamenti dei bovini, con la registrazione di questi quattro tipi di insetti che sono stati inseriti nel mercato dell’unione come cibi, a noi non convince la strategia nel suo complesso.

Al di là di una politica che può far si che i cittadini, per scelte personali possano anche essere indirizzati nei confronti di questi novel foods (il nome attribuito a questi nuovi cibi, autorizzati da un regolamento approvato nella scorsa legislatura), crediamo che in assenza di un’etichettatura chiara e trasparente a livello europeo e in assenza di politiche che rafforzino l’agricoltura e l’allevamento tradizionali, in modo tale che riescano a rispondere alle esigenze di tutta la popolazione europea, si creerà un problema generale, con un rischio nei prossimi anni di avere il cibo di qualità solo a disposizione magari dei ceti più benestanti.

Rischiano quindi di esserci delle disuguaglianze sociali nel futuro, nell’accesso al cibo di qualità. In Italia se n’è parlato poco, ma nei mesi scorsi gli agricoltori degli altri paesi, in particolare dell’Olanda, ma anche Belgio, Francia e Germania, hanno fatto tante proteste.

A livello europeo si sta discutendo su quale sia la soglia perché un allevamento bovino sia considerato come numero di capi inquinante come un’industria, oppure accettato dalle nuove regole europee. Considerare un allevamento bovino come una forma di inquinamento industriale secondo noi è una cosa inaccettabile.

Ci auspichiamo che nei prossimi mesi, la commissione europea, vedendo una reazione da parte dei cittadini, magari modifichi un po' il suo atteggiamento. In questo c’è un ruolo importante anche delle regioni in Italia, che con i loro piani dovranno poi gestire i fondi europei e aiutare soprattutto le piccole imprese in tutti gli ambiti per essere sempre più forti in un mercato che sarà sempre più problematico nei prossimi anni".

2. Guerra in Ucraina e prezzi dell’energia: le politiche green dell’Unione europea che effetto hanno sull’attuale situazione? 

"Le ultimissime notizie sulla guerra per esempio ci dicono che persino in Polonia, paese che per tante ragioni, storiche e politiche è più vicino al sostegno dell’Ucraina, in questi giorni hanno visto una crisi proprio nel settore agricolo di questo afflusso di grano ucraino che in qualche modo era rimasto bloccato e che bisognava far entrare nel mercato dell’Unione.

Ci sono delle conseguenze anche sul campo dell’energia, che abbiamo visto tutti. In parte sono in attenuazione anche grazie ad alcuni provvedimenti presi dai governi nazionali e anche grazie alla differenziazione, quindi all’accesso a fonti energetiche provenienti da altre realtà che non sono quella russa, noi ci auspichiamo che venga il tempo in cui si parli un po' più di pace e come uscire da questa crisi che riguarda tutti e meno di guerra.

È chiaro che il sostegno all’Ucraina con armamenti e politicamente lo abbiamo dato tutti perché altrimenti oggi l’Ucraina non esisterebbe più. A nostro avviso però le conseguenze energetiche, politiche e geopolitiche che si sono create, sono troppo gravi per poter reggere ancora a lungo la crisi. Bisogna al più presto trovare la via perché questo conflitto cessi".

3. La Liguria e l’Europa: può farci un bilancio di questi quasi quattro anni di mandato in Europa?

"Allora quello che noto è che sia a livello politico nazionale, che a livello regionale, è che c’è sempre maggiore attenzione a ciò che avviene a Bruxelles. Questo è stato un mandato in cui sui temi green la commissione europea ha fatto tante proposte.

Alcune ci hanno preoccupato, per esempio pensiamo al tema del motore a scoppio, o altri come impatti che ci saranno anche sul tema del marittimo. Su altri temi siamo allineati e tutti insieme. Io sono uno dei relatori delle reti Ten-T che sono molto importanti anche per realtà come Genova e La Spezia, che sono porti che devono al più presto e nella maniera più rapida portare merci oltre appenino, anche per i mercati europei.

Stiamo quindi lavorando in questa direzione, una delle cose più importanti che abbiamo fatto ultimamente è stato portare in Italia i miei colleghi della commissione trasporti del Parlamento europeo che hanno potuto vedere quanto il nostro paese in certi versanti sia molto avanti, perché gli investimenti green sono giusti e importanti.

Quello che noi chiediamo è che occorre una gradualità in modo tale che le norme possano essere recepite in maniera corretta senza conseguenze negative per l’industria, perché se si tratta di transizione non può essere un passaggio troppo brusco, specialmente in ambiti in cui l’alternativa più green non è ancora del tutto a disposizione o lo è a costi molti alti.

Se si riesci a coniugare tutto questo probabilmente i nostri territori, la nostra Liguria, può essere protagonista ancor più che altre regioni d’Italia. Su questo non serve solo avere grandi assi sviluppati per le infrastrutture, ma occorre avere dei nodi urbani dove i sindaci abbiano le idee chiare sulla gestione della propria città e per permettere a tutti i cittadini l’accesso ai mezzi del futuro, sia pubblici che privati".

 

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