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"A cosa serve il Tavolo permanente su case e ospedali di comunità se la Regione ha già deciso?"

Le riflessioni del Manifesto per la sanità locale.

 

Ieri in ASL 5 è stato firmato un protocollo per un tavolo permanente per partecipazione e confronto sull’utilizzo dei fondi PNRR destinati al sociale e alla salute. Firmatari ASL 5, Distretti 17, 18, 19, CGIL-CISL-UIL, Forum terzo settore, Ordini dei medici e degli infermieri.

Avremmo qualcosa da ridire in merito alla partecipazione, sempre finalizzata ad escludere chi come noi fa troppe domande, anche se noi stessi avevamo proposto un progetto sulla telemedicina e uno su una casa di comunità in quel di Arcola (sempre con utilizzo fondi PNRR).

La circostanza invece che la Regione abbia già deciso l’utilizzo dei fondi per la nostra Provincia, avendo già trasmesso al Ministero il 28 febbraio le relative progettualità, ci fa sorgere spontanea la domanda: a che serve quel Tavolo? Se poi aggiungiamo che case della comunità e ospedali di comunità saranno finanziate solo dal punto di vista strutturale, ecco palesarsi l’altra domanda fondamentale: con quale personale faremo funzionare queste strutture per non renderle scatole vuote?

Per andare al merito del progetto della Regione sui fondi PNRR elaborato da Alisa, ecco che si riprospetta il solito trattamento da “cenerentola” per la Provincia spezzina.

Vediamo i dati.
Alla Spezia avevamo tre strutture ambulatoriali territoriali: via XXIV Maggio, via Sardegna e l’Ospedale Militare. Con il progetto della Regione l’ospedale militare sarà destinato a Centrale Operativa territoriale (COT) con compiti quindi solo organizzativi e quindi perdiamo un altro presidio.
A Sarzana, davanti all’ospedale, doveva essere costruita una struttura per RSA e Hospice.
Con il progetto della Regione avremo un ospedale di comunità e basta. Nonostante quindi la nostra Provincia sia in deficit per posti letto in RSA (e sappiamo bene cosa ciò vuol dire: costringere i cittadini a ricoverare i propri cari che ne hanno necessità a proprie spese), si cambia strada e si decide unilateralmente di creare un ospedale di comunità. Ma con quali funzioni e quale personale?

Con il progetto della Regione ci sarà una nuova casa della comunità a Ceparana (ne gioirà sicuramente il Sindaco Battilani...), ma nel contempo si perde la struttura di Brugnato (anch’essa COT con compiti quindi non operativi di assistenza). Nessuna ulteriore struttura, neppure secondaria (c.d. spoke) viene prevista per la Val di Vara e per la Riviera ligure con l’unica previsione di Levanto a destinazione ospedale di comunità (che già lo era in sostanza ...).

Facciamo poi il calcolo del personale, sulla base dei parametri stabiliti da Agenas.
Per ogni COT 10 infermieri: sono previste tre COT nello spezzino quindi + 30 infermieri.
1 infermiere di comunità ogni 2.000 abitanti presso le Case di Comunità: quindi + 100 infermieri.
Oltre gli specialisti, i dirigenti e il personale di supporto amministrativo.
Se siamo, già ad oggi, la Provincia in Liguria con il minor numero di personale (9,98 dipendenti/1000 abitanti, con media ligure al 15,80) non sarebbe meglio prima assumere e poi organizzare le “scatole”, affinchè queste non rimangano vuote?

Forse a quel Tavolo non si vuole chi faccia troppe domande ...
In definitiva, non si vede alcun miglioramento ed incremento dell’assistenza territoriale, anzi.
E nonostante il nostro territorio (soprattutto la Val di Vara) abbia la più alta concentrazione in Liguria di anziani rispetto alla popolazione giovanile.
Ed ancora, a fronte di circa 2000 posti letto (compresi i convenzionati) in RSA nell’imperiese, noi arriviamo a malapena a 900, pur con una popolazione in numero equivalente.


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