Credo sia necessario ripartire da un punto fermo: se negli anni più bui del mondo post-recessione, un’intera generazione, la mia generazione (quella nata dall’80 in poi), ha potuto evitare di emigrare e trovare un lavoro e un futuro alla Spezia, è stato solo grazie al mondo legato all’industria della difesa e a quello della nautica.
Non era scontato per una realtà come La Spezia riuscire a mantenere queste industrie, sono stati fatti investimenti e soprattutto tutti gli attori sociali ed istituzionali della città hanno capito che battersi per mantenere queste realtà era il più grande regalo che si poteva fare a chi voleva avere un futuro qui; è infatti dimostrato che, anche nell’industria 2.0, gli investimenti possono avvenire solo dove esiste una struttura industriale preesistente, dove esistono figure professionali adeguatamente formate per inserirsi nei processi industriali moderni. Il tessuto di PMI legate alla difesa ha resistito, innovato e ha preparato il rilancio della manifattura locale sfociato nel boom della nautica.
Non c’era ipocrisia in tutti coloro che chiedevano all’allora ministro della difesa una nuova legge Navale, che ha rilanciato Fincantieri non solo nel campo della difesa, non dobbiamo averla oggi nel chiedere che OTO Melara resti italiana, non dobbiamo aver paura di osare chiedendo che i corsi di studi del nostro Polo siano sempre più modellati, oltreché sulle richieste della nautica, sulle richieste proveniente da quel mondo. Dopo la legge navale i prossimi anni vedranno al componente terrestre interessata da una completa rigenerazione degli armamenti, che dovranno essere aumentati ed ammodernati per raggiungere gli obiettivi richiesti dalle ultime specifiche della NATO, dobbiamo impegnarci perché questo rilancio abbia il polo di Spezia come punto nevralgico.
Il tema del futuro industriale della città deve essere al centro della campagna elettorale, e il sostegno al distretto militare non deve risolversi nell’asfalto nuovo di Via Valdilocchi. Tutte le forze politiche, ma in particolar modo quelle che si riconoscono nel campo del centro sinistra, e a chi crede che la dignità dell’individuo sia indissolubilmente legata alla sua crescita e dignità professionale, devono far loro questa battaglia, il cui perno non è delimitare un perimetro da salvare, OTO Melara, Fincantieri, le aziende dell’indotto non possono essere oasi in un deserto di centri commerciali o di B&B, la battaglia deve essere imperniata sulla crescita. E l’occasione della crescita in questa fase della nostra storia passa anche dalla definitiva chiusura della centrale ENEL e dall’ utilizzo di queste aree per moderne industrie ad elevato contenuto tecnologico e a basso impatto ambientale.
Riccardo Delucchi
Coordinamento Avantinsieme