Da voci e indiscrezioni che si colgono intorno a Via Lunigiana, “le discese ardite e le risalite” potrebbe essere la rappresentazione della cornice politica all’interno della quale il Pd spezzino si appresta a camminare.
Almeno sino a giovedì 6 agosto, giornata nella quale si definiranno le cinque candidature per il parlamentino regionale di Piazza De Ferrari. Bocche semi cucite e rumors che alimentano comunque l’idea di un quadro in via di definizione.
“Rappresentiamo la maggioranza del partito. A differenza delle scorse elezioni regionali, l’eletto non può che essere nostro”, si lascia sfuggire a denti stretti, ma non troppo, un esponente della componente zingarettiana. A conferma che all’interno delle stanze di via Lunigiana, anche dopo l’uscita dell’ala renziana si procede sulla strada della costruzione di un partito che continua a ragionare con le vecchie logiche correntizie (dimostratesi perdenti) e quasi allergico al pluralismo e al dialogo interno.
È chiaro il riferimento alla sfida elettorale delle scorse elezioni regionali che vide eletto Juri Michelucci (all’epoca espressione della componente renziana del Pd) a spese dello sconfitto Davide Natale. Ma quali sono i candidati dem pronti alla corsa alle regionali? Pier Aldo Canessa per la componente politica di Leu. Per il Partito Democratico: Francesca Castagna, Ilario Agata e Davide Natale sono (come abbiamo già scritto) tra i candidati più rappresentativi delle anime interne al partito e dei territori che andrebbero a rappresentare. Rimane il nodo da sciogliere per il quinto candidato della lista.
Una corsa a due per l’ultimo nome in lista: da una parte la consigliera comunale e provinciale Dina Nobili alla quale viene attribuita la possibilità di poter stare in lista in virtù del fatto che è donna (la rappresentanza di genere femminile al 40% è obbligatoria) e che andrebbe a rappresentare il territorio del comune capoluogo come espressione della componente che fa riferimento al segretario Zingaretti, area d’appartenenza della Nobili sin dalle prime battute. In alternativa il nome di Fabrizia Pecunia, sindaco di Riomaggiore, alla quale un’ampia parte del partito contesta, come si mormora sommessamente in via Lunigiana, di “essere saltata sul carro della maggioranza zingarettiana solo in vista delle elezioni regionali e di non aver ancora portato a termine il proprio mandato da Sindaco”.
Insomma, come sempre in questi casi la bagarre continua e l’incertezza sembra proprio il frutto di calcoli da bilancino correntizio. Si potrà mai riuscire a superare queste logiche e pensare semplicemente alle qualità delle persone e alla loro rappresentanza effettiva sul territorio più che alla “casacca” che indossano?